(di Luca Prosperi)
MARIO BORSA 'LA LIBERTA' DI STAMPA
E' TUTTO' (RUBETTINO PP 358 E. 19,00) ''Il giornalismo è una
industria e deve essere tale, deve mirare a guadagnare, è più
che giusto e più che naturale che miri al guadagno. Ma in questa
industria entra un elemento specialissimo che manca affatto alle
altre, che è l'elemento morale. Il giornale non è un articolo
che tocchi soltanto a chi lo compra, è un articolo che per mezzo
di chi lo compra, tocca tutta la comunità''. Così scriveva su
'Il Secolo', il quotidiano democratico rivale del Corriere della
Sera di Albertini, Mario Borsa, nel 1909. Borsa fu il primo
direttore del Corriere della Sera dopo il 25 aprile del 1945,
messo a via Solferino dal Cln.
L'estratto è ricavato dal libro della storica abruzzese
Alessandra De Nicola 'La libertà di stampa è tutto. Mario Borsa,
50 anni di giornalismo democratico', ossia biografia storica e
contemporaneamente politica di Borsa, edita da Rubettino (358
pagine, 19,00 euro). Corrispondente in Inghilterra all'inizio
del '900, antifascista militante liberal e azionista, conferma
delle sue qualità umane e professionali con la direzione del
Corsera, su indicazione di Ferruccio Parri.
Nato nella bassa Lodigiana nel 1870, giornalista a Il Secolo,
organo borghese radical-democratica interventista nel 1915, e
che il fascismo chiuderà. Figura di primo piano di opposizione
al Regime, scriverà nel 1924, dopo l'omicidio di Matteotti, un
libro cult quale 'La Libertà di Stampa', che divenne vademecum
per il giornalismo d'opposizione. Sopravviverà al Ventennio
collaborando col Times, emarginato e spiato dal regime e persino
mandato al confino a Vasto (Chieti) nel 1940.
''E' nata la Repubblica'', lo storico titolo del Corsera dopo
il 2 giugno 1946 porta la sua firma come direttore, coronamento
di una lunga carriera il cui epitaffio è ''La libertà di stampa
è tutto: è inutile parlare di libertà di coscienza, di libertà
di riunione, di guarantigie costituzionali, di istituzioni
parlamentari, di indipendenza della magistratura, di purezza
dell'amministrazione pubblica se non si mette a base di tutto
ciò la libertà di stampa, cioè la libertà di pensare, di
scrivere, di controllare, di criticare, di correggere, di
consigliare e occorrendo di denunciare. Se il pubblico italiano
non fosse stato politicamente quello che è, lo dovremmo vedere
scendere nelle piazze a protestare insieme coi giornalisti e più
dei giornalisti, contro questi attentati alla libertà di
stampa''.
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