(di Mauretta Capuano).
GIACOMO PERINI, NON SIAMO IMMUNI
(INTERMEDIA EDITORE). Raccontare per condividere il buio e la
luce e per rinascere. Ha seguito spontaneamente questa strada
Giacomo Perini, un ragazzo pieno di entusiasmo, appassionato di
equitazione, profondamente legato al suo cavallo, che a 18 anni
ha visto fermarsi la sua vita e ha dovuto combattere, senza mai
perdere la fiducia, contro quello che chiama "il mostro": un
tumore raro, un osteosarcoma di alto grado. Il campanello
d'allarme, la rottura del femore.
Dopo aver messo su Facebook le prime cose che aveva scritto
su quello che gli stava capitando, Giacomo ha ricevuto decine di
mail, messaggi, telefonate. Ha deciso di andare avanti ed è nato
così 'Non siamo immuni' (IntermediaEditore), il diario speciale
di un ragazzo che ha saputo, e non era per nulla scontato,
guardare in faccia "questo terremoto, combatterlo attraverso il
racconto, metterlo a nudo" per dirci alla fine quello che lui si
è ripetuto mentre attraversa quel lungo tunnel di dolore, dieci
mesi di malattia diagnosticata nel settembre 2014: "la vita è
meravigliosa". "Ho avuto un tumore, l'ho sconfitto, e ora ho una
vita senz'altro migliore di quella che avevo prima" dice Giacomo
che non nega le cose ingiuste e atroci che possono succedere ma
guarda sempre al positivo. E ora, che si è iscritto a Scienze
Politiche, dopo aver superato gli esami maturità nell'anno più
difficile della sua vita, è anche capace di dire: "forse un
giorno ringrazierò la malattia e quel medico che a brutto muso
mi disse che il cavallo potevo vederlo solo in televisione".
Accompagnato da foto, in cui non manca mai il sorriso - con i
genitori, le sorella, la nonna, con i medici dell'Istituto
Ortopedico Rizzoli di Bologna, con i compagni di scuola del
Liceo Ginnasio De Sanctis di Roma, mentre stringe la mano del
Papa a Piazza San Pietro - il libro di Giacomo Perini è un
invito a non mollare mai e ad essere capaci di esprimere
gratitudine verso le tante persone che si sono incontrate lungo
un percorso difficile. E a tua volta, tu "sei un anello -
sottolinea Giacomo - di una grande catena che ti lega a tante
altre persone per le quali tu puoi essere il salvagente che le
tiene a galla fino a riportarle a riva".
Alle chemio, ai giorni con le stampelle, senza poter più
contare sulla propria gamba dopo essere andato per anni a
cavallo, Giacomo non sarebbe sopravvissuto senza il grande
affetto e amore che aveva intorno a sè, "sarei morto
all'istante" dice, senza quel "cerchio magico" che si era creato
intorno a lui. Un grazie speciale va alla nonna materna, che da
anni combatte con una sfida simile alla sua, e alla bidella
della sua scuola, Loredana.
Fare i conti con questo "mostro terribile" è un modo per
conoscere il proprio corpo e imparare a gestirlo, come accade
con la caduta dei capelli in un mondo, ci ricorda, in cui
l'aspetto fisico supera spesso quello interiore, o come avviene
con il cibo che nel reparto di chemioterapia del Rizzoli di
Bologna può essere cucinato dalle mamme o dai parenti dei
pazienti per i quali è a disposizione una "cucina a 5 stelle"
racconta Giacomo.
Sfidando la cattiva sorte, Giacomo ha capito, lui sportivo,
per cui i cavalli erano la vita, l'importanza di studiare ma
soprattutto quanto sia importante la mente "che può tutto, forse
più di un farmaco". Con lui hanno vissuto precipizi e risalite
anche i suoi genitori dei quali alla fine del libro viene
riportata una commovente testimonianza. La sorella Giulia, che
in quei mesi durissimi era a Londra, architetto junior in uno
studio della City, scrive che nei giorni in cui sarà di cattivo
umore per cause futili si ricorderà "del suo guerriero che,
senza batter ciglio, senza il suo cavallo e con una gamba sola,
saltò l'ostacolo più alto e infimo della sua vita salvando se
stesso ma soprattutto noi che, altrimenti, saremmo precipitati
in un baratro". Ed è proprio la "forza esplosiva" di Giacomo che
ha permesso anche ai genitori di andare avanti. I controlli
forse andranno avanti tutta la vita, ma insieme a Giacomo tutte
le persone che gli vogliono bene sono entrate in una nuova vita.
'Non siamo immuni' vuol essere proprio questo messaggio di
rinascita, una spinta a cogliere in ogni cosa un'opportunità di
crescita, e un invito a non dimenticare che "la sanità deve
essere un diritto acquisito per tutti".
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