(di Mauretta Capuano)
LEO MALET, LE ACQUE TORBIDE (FAZI,
PP. 172, EURO 14). A vent'anni dalla morte di Leo Malet esce il
romanzo, finora inedito in Italia, 'Le acque torbide di Javel'
con cui Fazi editore inaugura la collana 'Darkside' dedicata a
tutte le sfumature del giallo di qualità. Nella nuova collezione
troveranno spazio, oltre ai migliori autori pubblicati da Fazi
editore negli ultimi anni - da Pierre Lemaitre a Shane Stevens -
anche alcuni tra i più promettenti nuovi scrittori del panorama
internazionale e italiano.
Tra i padri del noir francese, Malet, scomparso il 3 marzo
del 1996, è il creatore dell'affascinante investigatore privato
sciupafemmine Nestor Burma, nato come contraltare irregolare di
Maigret. E proprio Burma ritroviamo ne 'Le acque torbide di
Javel' dove è alle prese con la scomparsa nel nulla dell'ex
senzatetto Paul Demessy, diventato manovale aspirante meccanico,
che lascia nella disperazione e senza un soldo la sua donna
incinta.
Romanzo della serie 'I nuovi misteri di Parigi', 'Le acque
torbide di Javel' è ambientato nel XV arrondissement che Burma
esplora in ogni angolo, da place de Breteuil ai dintorni di pont
Mirabeau, ma non è semplice risolvere il caso attorno a cui
ruotano tre stravaganti figure femminili legate a un oggetto
prezioso e ad un particolare profumo: una sensitiva di origine
magrebina, un'enigmatica bionda una spregiudicata ventenne.
anarchico conservatore come amava definirsi, Malet, lo
scrittore che molti hanno giudicato "non a torto" - come ricorda
Corrado Augias nella copertina del libro - "migliore di
Simenon", ha avuto una vita piuttosto movimentata. Rimasto
presto orfano, è cresciuto con il nonno che lo ha avvicinato
alla letteratura. A 16 anni ha lasciato Montepellier, dove era
nato nel 1909, per trasferirsi a Parigi dove ha vissuto alla
giornata facendo il manovale, l'impiegato, il vagabondo, il
gestore di un negozio di abbigliamento, il giornalista, la
comparsa cinematografica. Ha vissuto anche la terribile
esperienza di un campo di concentramento nazista. E all'esordio,
con i polizieschi nel 1941, ha usato diversi pseudonimi per
firmarsi.
Diventato famoso con l'investigatore Burma, apparso per la
prima volta nel 1943 in '120 Rue de la Gare' e protagonista di
una trentina di avventure, Malet anche ne 'Le acque torbide di
Javel', proposto da Fazi nella traduzione di Federica Angelini,
indaga nel mondo degli ultimi, nel disagio di chi vive nei
quartieri popolari, costretto a fare i conti con una vita
borderline e mette il dito nella piaga degli equilibri sempre
più traballanti della borghesia francese. Attorno ai soldi, al
sesso, alla violenza si gioca la partita anche in questa vicenda
che lo porterà anche in un triste bar-pensione gestito da arabi.
Lo stile e lo sguardo del maestro del noir entra nelle pieghe di
questioni ancora attuali.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA