MATTIA CESARI, Omofollia. Ho 19 anni e vi racconto come l'omofobia ha cambiato la mia vita (Rizzoli, pp.196, 17 Euro). "Sono gli sguardi. Passi metà della tua vita a desiderarli, questi sguardi, a desiderare di esserci: di essere un corpo su cui gli occhi si soffermano, di essere una voce a cui altre voci rispondono, di essere una testa le cui idee interessano…". Era questo il sogno di Mattia Cesari, volto noto dei social, quello di sfuggire alla noia di una vita troppo uguale a se stessa, quello di non essere "uno sbadiglio": ebbene, la notorietà è arrivata grazie a un atteggiamento scanzonato e alle ironiche imitazioni del suo mito di sempre, la bellissima Belen Rodriguez, postate in video. Tutto qui? No, perché questo diciannovenne come tanti della periferia di Roma Sud ha almeno anche un altro desiderio, più intimo e forse più vero: quello di essere normale. A spiegarlo è lui stesso nel libro Omofollia, scritto per Rizzoli, una sorta di diario segreto aperto a chiunque voglia conoscere quella parte della sua personalità meno esibizionista e glamour, ma più fresca e tenera, che combatte l'omofobia. Mattia Cesari è omosessuale: forse lo sa da sempre, forse no, ma poco importa.
Quello che però è certo è che lui non vuole sentirsi diverso come spesso "gli altri" lo hanno fatto sentire. Con il suo mezzo milione di seguaci su Facebook, Mattia è popolarissimo: un "fenomeno" che, proprio perché tipico dell'era digitale, è scoppiato all'improvviso e che se da un lato lo ha gratificato, dall'altro lo ha anche destabilizzato. Ma non è di questo, o meglio, non solo, che Mattia vuole parlare nel suo racconto a cuore aperto: perché come detto il fulcro è il confronto con l'"omofollia" che dà il titolo al libro. "E' omofollia quella presunta normalità che ci spinge lontano dagli altri e ci impedisce di riconoscerli", scrive il giovane, che a un certo punto della sua vita ha capito che "il Pianeta Mattia" era "sotto assedio". E non solo perché i "capelli da femmina" di quando era bambino si sono trasformati negli insulti da adolescente e nell'incomunicabilità con i genitori (e all'inizio anche con se stesso). Ma anche perché il ragazzo si è accorto che nella sua realtà fatta di film Disney e messaggi WhatsApp ne era entrata di prepotenza un'altra, più ruvida e cattiva, piena di notizie di cronaca legate a violenza e discriminazione verso gli omosessuali. E allora, dopo un lento percorso di acquisizione della propria identità sessuale, Mattia ha deciso di uscire fuori e fare coming out con lealtà, tenerezza e paura. Così è diventato per gli altri ragazzi non un esempio ma più semplicemente una voce con cui parlare: Mattia è sincero, ed è proprio questo il primo merito di un libro snello, per nulla pretenzioso e scritto con linguaggio frizzante e diretto, come sono i giovani di oggi.
Tra le pagine non ci sono insegnamenti da impartire, solo esperienze belle e brutte, emozioni forti e spesso non piacevoli, e poi amicizie e amori che nascono e muoiono, tante incertezze adolescenziali. Insomma c'è la vita vera di un ragazzo che ha molte idee confuse, ed è normale quando non si hanno neppure venti anni, tranne una, ossia il sacrosanto diritto a essere se stesso, qualunque cosa "se stesso" possa significare.
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