(di Marzia Apice) GUILLAUME MUSSO, CENTRAL PARK (Bompiani, pp. 304, 18 Euro). Se esiste un pericolo pressoché mortale per un libro giallo, di certo è quello di apparire scontato agli occhi del lettore. A giudicare dal milione di copie e oltre che ha già venduto in Francia, questo però non è il rischio che corre Central Park, l'ultima fatica letteraria di Guillaume Musso edita in Italia da Bompiani (traduzione di Sergio Arecco). Una mattina a Central Park, nel romantico autunno newyorkese, la poliziotta francese Alice e il pianista jazz americano Gabriel si svegliano ammanettati tra loro. Non si conoscono, non sanno come siano finiti in quella situazione né come uscirne.
Una pistola e del sangue sulla camicetta di lei complicano un quadro che appare davvero poco chiaro. Inizia così la trama di questo thriller che, fin dall'inizio, denuncia la volontà da parte di Musso di dare al suo romanzo un respiro internazionale.
Il lettore non deve farsi ingannare dal cliché in cui sembra incappare l'autore nel dare vita al personaggio di Alice, la sua poliziotta "di ferro", tanto indurita dalla vita da sembrare impossibilitata alla gentilezza e anche al solo accenno di un sorriso. Il suo carattere ruvido e sempre inutilmente scontroso e maleducato ricorda troppo quello visto mille volte in tv nelle serie poliziesche made in Usa, quando la protagonista è una donna con pistola e distintivo. Qualche crepa poi appare anche nella storia che, nel suo primo svolgersi, delinea situazioni poco credibili, con qualche elemento di certo non nuovo, soprattutto per un lettore avvezzo alla letteratura thriller. Ma poi accade qualcosa e per fortuna il libro riserva delle sorprese, aprendo spazio a domande a cui si desidera trovare delle risposte mentre si legge. La trama si svolge e, nel suo farsi, prendono forma altre verità, più intime e molto più dure di quello che ci si aspetti. Anche i personaggi (non solo Alice, ma soprattutto Gabriel) acquistano spessore direttamente attraverso parole e azioni, dal momento che l'autore preferisce non dilungarsi in approfondimenti smaccatamente psicologici. E alla fine, in una cupezza generale (consueta in ogni thriller che si rispetti), Musso decide di intenerire l'atmosfera virando verso il sentimentale, aprendo spiragli di una gioia autentica per i suoi sfortunati protagonisti. Qualche purista potrà magari dissentire. Tuttavia questa scelta dell'autore ha evidentemente portato i suoi frutti, conquistando il cuore di molti lettori che, in Francia, hanno trasformato il suo libro in vero un best-seller.
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