GREGORY DAVID ROBERTS, 'L'OMBRA DELLA MONTAGNA' (NERI POZZA, pp. 1086 - 27,00 euro - Traduzione di Vincenzo Mingiardi).
Per le centinaia di migliaia di suoi fan nel mondo, che hanno comprato oltre quattro milioni di copie del suo romanzo 'Shantaram', uscito nel 2003, ecco che a 12 anni di distanza è arrivato in libreria il seguito di quella storia che racconta "di persone che scalano la montagna e di coloro che si sono arresi" e della faticosa e esemplare conquista della saggezza di Lin, il fuggiasco divenuto in India "l'uomo della pace di Dio", che è poi quella dell'autore, che crea tra autobiografia e invenzione, dove non è detto che le cose più incredibili, le esperienze più diverse e estreme, nascano dalla seconda.
"Il genere umano, in questo momento del nostro destino, è un bambino che soffia su un dente di leone, senza preoccuparsi, senza capire. Eppure la meraviglia di un bambino è la meraviglia che è in tutti noi, e non esiste limite a ciò che possiamo fare quando i cuori umani si connetteranno. E' la nostra verità. E' la nostra storia. E' il significato della parola Dio: Siamo uno.
Siamo uno. Siamo uno" è il pensiero conclusivo di queste avventurosissime e sapienziali mille pagine, tra gente che cerca la salvezza e altra che si autodistrugge con quell'alcool, fumo e droghe, il cui uso Roberts, in una nota al libro, sottolinea di non approvare e sostenere.
Lin, qui sperso nella jungla urbana dell'immensa Bombay, capace di metter su ospedali per mendicanti come di stringere patti con la criminalità organizzata, si trova a dover combattere la Grande Ombra che di colpo è calata sulla sua esistenza e quella delle persone a lui care, a cominciare dalle sue donne, Lisa, che è al suo fianco, e Karla, il grande amore di Lin finita però moglie del ricco e ambizioso politicante Ranijt. L'occasione funesta è l'incontro con Concannon, un irlandese spavaldo e dagli occhi inquietanti, insensibile e senza pietà, che avviene durante una delle sue scorribande in compagnia dei membri della vecchia organizzazione dell'amato e purtroppo morto saggio gangster Khaderbhai.
E' in quell'incontro quell'unico "sbaglio che può appiccare il fuoco a una foresta nel cuore, oscurando ogni luce nei cieli", come il narratore ci aveva avvertiti sin dalle prime righe del romanzo, in cui comunque ribadiva anche che "le forme della Fonte del Tutto, la luminescenza, sono più numerose delle stelle nel firmamento e basta un pensiero buono per farle risplendere".
Lin si troverà quindi coinvolto in una guerra tra bande, in obbedienza al Fato, sole attorno a cui girano tutte le esistenze, tutti i suoi cari e amici, dal dandy Didier all'iraniano Abdullah, sino a Madame Zhou tenutaria di un bordello. Per fortuna "il cuore non sa rinunciare perché non sa mentire" e per risalire alla luce, per salvare tutti e salvarsi, il protagonista seguirà un impegnativo, lungo, avventuroso e difficile cammino, il finale del quale non deluderà i suoi appassionati lettori, che amano le sue tante parole fatidiche con l'iniziale maiuscola, le sue frasi sibilline, i suoi aforismi, le sue riflessioni e sentenze di cui meditare la semplicità.
Vicino a compiere 64 anni, nato a Melbourne nel 1952, Gregory David Roberts fu un bravo studente e giovane impegnato negli anni della contestazione globale, come il suo protagonista dopo un matrimonio fallito si abbandonò alla droga, si lasciò coinvolgere con la malavita, compì rapine finendo in galera, dalla quale pare sia evaso nascondendosi poi nella vita brulicante di Bombay, ingegnandosi in ogni possibile attività prima di decidere di recarsi a combattere in Afghanistan, quindi di tornare in Europa dove viene fermato per caso e estradato in Australia, dove finisce di scontare la sua pena e inizia a scrivere, a reinventare e romanzare la sua storia, di cui Johnny Depp ha comprato i diritti cinematografici per poter vestire i panni di Lin diretto da qualche grande regista, dopo che, pare, i progetti di Peter Weir e Mira Nair, da lui ingaggiati, non gli sono piaciuti.
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