(AMITAV GHOSH, DILUVIO DI FUOCO, NERI POZZA, pp.704, EURO 18,50) Ancora una volta l'Occidente, con il suo istinto imperialista, si illude di risolvere le tensioni del mondo, di trovare le soluzioni a problemi che non sa governare forse semplicemente perché non li può governare. E', in estrema sintesi, il pensiero di Amitav Ghosh, il grande scrittore indiano che in questi giorni ha presentato, a Milano e poi a Torino, "Diluvio di fuoco", terzo e ultimo romanzo della trilogia dell'Ibis, dedicata alla nascita dell'India moderna e tutta tradotta in Italia dall'editore Neri Pozza. Negli anni passati sono usciti "Mare di papaveri" e "Il fiume dell'oppio".
A Torino Ghosh ha incontrato i lettori nell'ambito di un incontro promosso dal Salone del Libro per il calendario di Salone Off 356. In libreria da pochi giorni, 'Diluvio di fuoco' è la terza parte di un'epopea di 2.000 pagine, ambientata tra l'India e la Cina ai tempi della 'guerra dell'oppio', negli anni 1839-41. "Una guerra dichiarata dall'Inghilterra imperialista alla Cina che cercava si limitare la penetrazione inglese sul suo territorio".
Ghosh, giornalista e scrittore molto attento alla storia - anche se lui la racconta attraverso i romanzi e le vite dei suoi personaggi - ha usato anche in questa terza puntata della trilogia un linguaggio particolare infarcito di inglese ottocentesco. Nel romanzo succedono tantissime cose e ci sono tantissimi personaggi. Non sempre è così facile seguire i loro percorsi, neppure per i suoi lettori più accaniti che comunque adorano la magia della sua narrazione.
"Vi assicuro che la trilogia è davvero finita qui - ha detto lo scrittore rispondendo alle domande dei lettori - anche se non nascondo che molti dei suoi personaggi sono ancora ben vivi nella mia testa e non è escluso che in qualche modo tornino in superficie". Comunque, Ghosh ha detto di star lavorando a due altri volumi, uno sul rapporto tra letteratura e ambiente, l'altro sulla ricerca storica fatta per scrivere la trilogia e che lo ha portato a scorgere un parallelismo tra l' imperialismo inglese in Cina nell' '800 e quello mostrato dall'Occidente nei confronti dell'Iraq. In entrambi i casi, "nel nome del progresso, si è cercato di radere al suolo i sistemi locali, incuranti delle reali dinamiche culturali e territoriali di questi paesi".
In realtà uno dei temi che oggi sembra stare a particolare a cuore allo scrittore indiano è il clima. "È in corso un vero cambiamento a livello globale - ha affermato - basta vedere l'ultimo uragano in Messico, con venti mai registrati prima in quei territori". Il clima, secondo Ghosh, spiega anche certi eventi storici, politici ed economici. Come nel caso della Siria, impoverita e resa più fragile dalla forte siccità del 2008. Ma sul clima, secondo Ghosh, l'uomo non può fare tantissimo, può cercare di occuparsi di più delle dinamiche politiche ed economiche partendo dal analisi dei territori dal basso. Ghosh non nasconde un certo pessimismo sul futuro "ma questo non vuole assolutamente dire che non si può essere felici - dice - che non ci si deve sposare, mettere su famiglia, crescere i figli, credere nel futuro. La storia dell'uomo si fonda sulla volontà del fare e la letteratura prova a raccontare tutto questo".
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