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Alessandra Arachi, Non più briciole

Alessandra Arachi, Non più briciole

Dopo Briciole ora un romanzo sull'anoressia della giornalista

ROMA, 29 maggio 2015, 13:30

Patrizia Vacalebri

ANSACheck

LIBRO DEL GIORNO - RIPRODUZIONE RISERVATA

LIBRO DEL GIORNO - RIPRODUZIONE RISERVATA
LIBRO DEL GIORNO - RIPRODUZIONE RISERVATA

ALESSANDRA ARACHI - NON PIU' BRICIOLE (ED.LONGANESI - EURO 14,90 - PAG. 203).
    "Ho trovato un libro nella stanza di Loredana, sotto il suo cuscino. Un titolo inquietante. La gabbia d'oro. L'enigma dell' anoressia mentale. Forse voleva nasconderlo sotto il cuscino.
    Forse si è addormentata leggendolo. Sicuramente io mi sono parecchio incuriosita. L'autrice del libro si chiama Hilde Bruch. Sul risvolto di copertina c'è scritto che era una psichiatra americana considerata tra le massime autorità mondiali nel campo dei disturbi del comportamento alimentare. E' morta nel 1984. Avevo vent'anni nel 1984. Studiavo legge e sognavo di diventare il capo dei magistrati italiani, a fianco del presidente della Repubblica". E' questo l'incipit di "Non più briciole", primo romanzo sul tema dell'anoressia scritto dalla giornalista del Corriere della Sera Alessandra Arachi, a distanza della sua prima pubblicazione sull'argomento del disturbo alimentare (1994), dal titolo Briciole, un long seller diventato anche un tv movie trasmesso in prima serata da Rai Uno.
    Non è facile comprendere il sacro furore che prende di mira le mamme delle ragazze anoressiche. A loro negli ultimi decenni è stata attribuita addirittura la colpa di essere la causa scatenante di questa malattia, che tra i disturbi della psiche, è quella con il più alto tasso di mortalità. Alle mamme la croce del dramma. A loro il senso d' impotenza.
    A loro, ma non a Marta De Bellis, la protagonista del romanzo, assieme a sua figlia, Loredana, sedici anni. Un giorno Loredana decide di lasciare a metà il suo piatto di spaghetti e s'infila dentro quel tunnel che ha un nome ben definito, ma un'origine ancora oggi enigmatica: l'anoressia.
    Marta deve combattere contro la malattia di sua figlia, ma anche contro una montagna di stereotipi che le crollano letteralmente addosso, giorno dopo giorno. Medico dopo medico. Luoghi comuni che la vogliono colpevole, in quanto mamma, della malattia di sua figlia. Stereotipi che Marta respinge al mittente, come una partita di tennis. Ma una partita mortale. Non c'è tempo da perdere, perchè il peso di Loredana scende fino a raggiungere i trentuno chili. "Non più briciole" torna a raccontare la storia di una drammatica malattia, scegliendo stavolta il punto di vista di una madre che lotta ogni giorno per salvare la propria figlia, e lotta anche contro una terribile accusa senza appello che incombe su di lei e su tutte le madri colpevoli di avere una figlia malata di anoressia.
   

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