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Caccia a un tesoro da 30mila mld dollari

Caccia a un tesoro da 30mila mld dollari

'Furto' da multinazionali, banche, evasori. Pagano solo onesti

ROMA, 18 marzo 2015, 12:13

Francesco Carbone

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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NUNZIA PENELOPE, CACCIA AL TESORO (Ponte alle Grazie, pp 204, euro 13)

Una montagna di soldi, un vero e proprio 'tesoro' del valore di 30mila miliardi di dollari ben al sicuro nei caveau dei paesi offshore. Ma quella di trovare migliori condizioni fiscali, ai limiti della legge, non è solo l'attività di qualche evasore ben organizzato. Perchè - stando alla ricostruzione puntuale di Nunzia Penelope in 'Caccia al Tesoro' - i paesi offshore ospitano soprattutto le sedi delle principali multinazionali (sempre più 'grandi' e potenti) ma soprattutto delle principali banche. Con il risultato che mentre una piccola fetta della popolazione del globo si arricchisce smisuratamente, l'altra, quella che le tasse le paga fino all'ultimo centesimo, si trova sempre più 'strizzata' da governi a caccia del tanto agognato equilibrio finanziario. Insomma l'ingiustizia fatta regola.

    Penelope accompagna il lettore in questo viaggio tra i paesi offshore ('in alto mare') fornendo i dettagli di questo ''colossale furto planetario'' che ha prodotto ''un bottino senza precedenti'': appunto circa 30.000 miliardi di dollari. Un capitale enorme: 20 volte quello che produce in un anno l'Italia e che sfugge a qualunque genere di imposizione fiscale. Ma in quanti ne beneficiano? Penelope ricostruisce che poco meno della metà della cifra, circa 15.000 miliardi di dollari (una cifra 'paurosa', all'incirca 30.000 miliardi di vecchie lire) è posseduta da meno di 100mila soggetti: ''una elite globale tanto potente quanto difficilmente identificabile''. Ma ci ''sono un pò tutti: evasori, speculatori di ogni risma, organizzazioni criminali'' che però ''si affiancano a grandi multinazionali e banche d'affari, non esclusi i 'campioni' della nostra industria nazionale o i promotori del capitalismo virtuoso della Silicon Valley.

    Il viaggio dettagliato di Nunzia Penelope attraversa circa 5 anni della storia globale recente, quella nella quale basta un 'click' per trasferire in un attimo migliaia di miliardi. E parte da l'Aquila, dal G8 che seguì al crack di Lehman Brothers un anno prima, quando i grandi del Pianeta, sempre più in affanno e alle prese con la 'grande crisi' che incombeva soprattutto sui bilanci pubblici, dichiararono in pompa magna l'avvio di una vera e propria ''guerra'' agli evasori cercando di ''mettere alle corde'' l'economia offshore. Ma da allora, nonostante diverse guerre combattute, ma anche molte battaglie perse, questo ''enorme buco nero dell'economia mondiale'' è andato crescendo. Assumendo appunto la dimensione 'monstre' pari a circa 15 volte il già enorme debito pubblico italiano (più di 2000 miliardi di euro). Ma proprio da qui potranno arrivare le risorse per tornare ad ''un mondo più giusto'', come lo definisce Penelope nell'ultimo capitolo nel quale spiega come l'Ocse sta ora traducendo in azione uno dei principi basilari: le tesse si pagano nel paese dove si produce ricchezza. Con buona pace per tutti i paesi con fiscalità ''in mezzo al mare''.

    Ma le cifre parlano chiaro: - spiega Penelope - ''nella sola Svizzera, negli ultimi quattro anni sono affluiti quasi 200 miliardi neri dall'Italia. E questo malgrado i 104 miliardi 'rientrati' con lo scudo fiscale del 2010". L'intero stock di capitali accumulati nei forzieri elvetici ammonterebbe a quasi mille miliardi, metà del nostro colossale debito pubblico. "Quando si parla di cifre simili - conclude l'autrice - è difficile credere che basti una firma su un pezzo di carta per farla finita. Gli stessi accordi firmati dal nostro governo con Svizzera e Liechtenstein, del resto, saranno operativi solo tra un paio di anni: c'e' tutto il tempo di spostare i capitali verso altri paesi, come del resto sta già accadendo''.

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