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Wanda Marasco, Il genio dell'abbandono

Wanda Marasco, Il genio dell'abbandono

Storia di Vincenzo Gemito in nuovo romanzo candidato allo Strega

ROMA, 15 marzo 2015, 11:32

Mauretta Capuano

ANSACheck

La copertina del libro di Wanda Marasco 'Il genio dell 'abbandono ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di Wanda Marasco  'Il genio dell 'abbandono ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di Wanda Marasco 'Il genio dell 'abbandono ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

WANDA MARASCO, IL GENIO DELL'ABBANDONO (NERI POZZA, PP. 350, EURO 18). Un Don Chisciotte napoletano. E' questo Vincenzo Gemito, tra i più grandi scultori italiani vissuti fra Ottocento e Novecento, del quale Wanda Marasco racconta le avventure in quel viaggio nell'arte e nell'animo umano che è il romanzo 'Il genio dell'abbandono', pubblicato da Neri Pozza, con cui è candidata al Premio Strega 2015.
    "Ho fiducia che ci sia una rivoluzione in atto allo Strega, che verrà dato spazio alla qualità delle opere. Sarò anche illusa ma non importa, vinca il migliore" dice all'ANSA la scrittrice che è nata e vive a Napoli ed è a Roma per la Festa del Libro e della Lettura, 'Libri Come'. Napoletana, come dovrebbe essere, almeno stando all'ambientazione dei suoi libri, la misteriosa Elena Ferrante, la Marasco non si sente per nulla in competizione con la scrittrice fantasma. "Non mi interessa sapere chi sia e trovo divertente questo gioco di identità" spiega e aggiunge: "Il confronto non si pone. E poi abbiamo idee diverse della letteratura: io provo attraverso la mia scrittura a costruire un affondo nella creatura umana, mi interessano i misteri, i dolori, le utopie a livello alto e basso".
    "Il tema fondamentale della vita di Gemito è la battaglia per l'arte e per l'innocenza dell'arte" spiega la Marasco, autrice di romanzi e raccolte poetiche fra cui 'L'arciere d'infanzia' con la prefazione di Giovanni Raboni che ringrazia, insieme a Cesare Segre, anche nella nota che chiude questo nuovo romanzo.
    "Quando uscì 'L'arciere' Raboni e Segre mi invitarono a casa loro. Non dimenticherò mai quell'incontro e come furono vicini alla mia scrittura" racconta l'autrice, che è diplomata all'Accademia d'arte drammatica 'Silvio D'Amico' e ha lavorato anche in teatro come regista e autrice.
    Figlio di nessuno, abbandonato sulla ruota dell'Annunziata, Gemito è un reietto. Adottato da una popolana, fa il suo apprendistato nei vicoli, con il pittore Antonio Mancini suo amico-nemico, e ha nove anni quando entra nella prima bottega in cerca di maestri. "Ho seguito la suggestione fiabesca che l'abbandono fosse per lui un'entità magica. In tutto il romanzo lo spinge con grande passione agli accadimenti della vita. Il titolo è un ossimoro perché non è detto che l'abbandono generi il riconoscimento della propria intelligenza e passione. Di solito più si nasce in una situazione di disagio, meno si capisce cosa si vuole essere nella vita" spiega la scrittrice che ha realizzato un perfetto incastro tra invenzione e realtà storica. "Tutte le date, lo sfondo storico, gli amici nel campo dell'arte, i committenti, i viaggi, sono reali. Ma la vita interiore, i pensieri, i dialoghi e i personaggi intorno a lui, tra cui la figlia Pettinella che ha un ruolo centrale, è immaginato. Anche le lettere sono inventate, tranne qualcuna" sottolinea la Marasco. La lingua, che vira verso il registro dialettale, è vicina alla cruda realtà del personaggio. "Ho cercato una lingua della veridicità, nuda e cruda come le azioni di Vincenzo e dall'altra parte è una lingua musicale. E' il napoletano nato dalle letture di Basile, dalla sintassi di Domenico Rea, dal teatro. Nella mia famiglia non si è mai parlato dialetto, tranne alcune espressioni comuni" dice l'autrice.
    Riscoperto da adulta, Vincenzo Gemito non era molto apprezzato dalla Marasco ragazzina che aveva visto le riproduzioni delle sue opere in alcune case napoletane. "Poi un giorno, aprendo la biografia di Salvatore Di Giacomo, ho visto delle foto che mi hanno colpita, nelle quali Gemito sembrava un profeta antico. Ho scoperto anche che aveva vissuto in molti luoghi della mia adolescenza e infanzia e ho sentito una forte suggestione ed empatia". Mentre scriveva 'Il genio dell'abbandono' che potrebbe diventare un film ("siamo in attesa di risposte. Il personaggio è adatto ed esportabile" dice) la Marasco lavorava anche ad un romanzo di formazione di cui sta terminando l'ultima stesura. "E' ambientato a Napoli - spiega - ed è la storia di una donna della piccola borghesia che torna dopo trent'anni nel suo luogo d'origine, dopo la morte del marito".
   

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