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Isis, cristiani tra sunniti e sciiti

Isis, cristiani tra sunniti e sciiti

'Medio Oriente senza cristiani' con prefazione vescovo Mogavero

BEIRUT, 17 novembre 2014, 15:55

Lorenzo Trombetta

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   (ANSA) - BEIRUT, 17 NOV - RICCARDO CRISTIANO, MEDIO ORIENTE SENZA CRISTIANI? (Castelvecchi, pag. 192, euro 19.50).
    Scacciati dalle loro case dai terroristi dello Stato Islamico del sedicente Califfo, proprio i cristiani potrebbero essere nuovamente chiamati a salvare le società e la cultura araba, in quanto unici possibili onesti mediatori tra sunniti e sciiti, in guerra per gli opposti disegni egemonici che si fronteggiano nel Medio Oriente. E' questa in parte la tesi sostenuta nel volume "Medio Oriente senza cristiani?", edito da Castelvecchi e scritto da Riccardo Cristiano, vaticanista del Giornale Radio Rai, completato da un'ampia prefazione del vescovo di Mazara del Vallo, Monsignor Domenico Mogavero.
    Per Cristiano, "gli arabi cristiani sono consapevoli che entrambi, sunniti e sciiti, hanno saputo contribuire con loro al dimenticato liberalismo arabo di inizio Novecento e, più di recente, alla Primavera. Dunque - prosegue l'autore - avrebbero le qualità e l'imparzialità necessarie per promuovere una conferenza di pace contro gli opposti egemonismi, nel segno di un progetto di democrazia consensuale". Il volume si caratterizza per un'approfondita illustrazione degli accordi di Taif, che nel 1989 posero fine alla guerra civile libanese e un dettagliato paragone tra questa e il conflitto siriano, per arrivare alla conclusione che proprio quella di Taif è l'idea alla quale ispirarsi per porre termine agli attuali conflitti in Iraq, Siria e Libano. "Sarebbe un intervento sotto l'egida dell'Onu lo strumento di avvio di un cammino virtuoso che porti alla rinuncia dei progetti totalitari tanto dei pasdaran che dell'autoproclamatosi Stato Islamico", afferma Cristiano in una conversazione con l'ANSA. Il volume ricostruisce il magistero della Chiesa, da Paolo VI a oggi, indicandone la pietra miliare nell'Esortazione post-sinodale del 1997 "Una speranza nuova per il Libano". Sempre attento alla centralità della costruzione della comune cittadinanza e sempre contrario alla ricerca della protezione dei poteri politici o militari di turno, questo cammino ha nel viaggio a Beirut di papa Benedetto del 2012 e nell'esortazione apostolica "Evangelii Gaudium" di papa Francesco le più autorevoli conferme dell'impegno per la costruzione di Stati di diritto, quello tentato alla fine dell'impero ottomano ma sempre combattuto dai nazionalismi, dal panarabismo e dal panislamismo. Storie antiche e riferimenti recenti, nel tragico presente iracheno quello al patriarca caldeo Louis Sako, indicano per l'autore che "questa strada è in sintonia con le aspirazioni profonde dei protagonisti della Primavera, sfigurata dal terrorismo iniettato dai regimi per affossarla". Per strappare definitivamente il tessuto stesso delle società arabo-levantine, "questi progetti non potevano che arrivare al tentativo dello Stato Islamico di sradicare la presenza dei cristiani", come denunciato più di un anno fa dal gesuita Paolo Dall'Oglio, prima del suo sequestro. Il bivio per i numerosi cristiani orientali citati è quello tra chi crede nello Stato, basato sull'uguale cittadinanza, e chi nella Nazione, che non può che approdare ad un nazionalismo irriguardoso di altre fedi ed etnie. Il volume si completa con una ricostruzione del "sistema padronale che sgoverna gli stati arabi" da oltre mezzo secolo, tutti privi di legittimità, dalle repubbliche bonapartiste alle petromonarchie tribali. Un'economia di Stato e di rapina che "ha favorito, nazionalizzando anche le università islamiche, la diffusione del fondamentalismo". (ANSA)

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