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Indagine su morte Gesù, Destro e Pesce

Indagine su morte Gesù, Destro e Pesce

Resta un mistero da chiarire per autori saggio

MILANO, 03 luglio 2014, 19:19

Paolo Barbieri

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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    LA MORTE DI GESÙ-INDAGINE SU UN MISTERO, DI ADRIANA DESTRO E MAURO PESCE (RIZZOLI, PAG. 356, EURO 18,00) La morte di Gesù è un fatto storicamente accertato ma i fatti che accaddero subito dopo e la reazione che ebbero i suoi discepoli restano avvolti nel mistero. Ecco perché secondo lo storico e biblista Mauro Pesce e l'antropologa Adriana Destro, autori di "La morte di Gesù-Indagine su un mistero", che in passato hanno scritto anche "L'uomo Gesù", è necessario indagare nel profondo quella vicenda. Ed è necessario farlo in modo laico perché quella storia ha avuto e continua ad avere ripercussioni enormi sulla nostra cultura.
    Consapevoli della difficoltà di arrivare con certezza scientifica alla figura storica di Gesù, Adriana Destro e Mauro Pesce, hanno privilegiato un'indagine di tipo antropologico che, a loro giudizio, consente di mettere a fuoco una questione centrale: cosa succede quando il legame che stringe un gruppo di seguaci al proprio leader viene spezzato? Nel caso di Gesù, più che per ogni altro accadimento storico, è necessario partire dalla fine e soprattutto trovare una spiegazione alla reazione dei discepoli che davanti alla fine scandalosa e umiliante del loro leader e al crollo di ogni loro speranza fuggono sconvolti.
    La ricerca si basa sulla lettura attenta e la comparazione dei vangeli canonici ma anche di quelli apocrifi, degli Atti degli Apostoli e di altri scritti del cristianesimo delle origini che hanno trattato la vita e la morte di Gesù. Se Papa Ratzinger nel suo primo libro su Gesù aveva scritto che per la ricostruzione della sua figura storica bastano i vangeli canonici, i due studiosi, invece, mettono in evidenza come gli anacronismi, la conoscenza imprecisa dei tempi e dei luoghi degli eventi narrati che rendono difficile ricostruire in modo attendibile la vicenda di Gesù. Crediamo - scrivono - che nei racconti dei vangeli siano rimaste delle tracce non cancellate che ci consentono in certi casi di intravedere ciò che accadde Per questo quando proviamo a ricostruire un evento della vita di Gesù partiamo sempre dalle divergenze tra i vari racconti. Solo quando diventa chiaro che gli eventi non possono essersi svolti contemporaneamente in modi diversi, ci si domanda cosa realmente accadde e come possiamo saperlo.
    Da questa analisi, che esalta anche il minimo dettaglio, emerge, secondo Pesce e Destro, che Gesù non voleva morire e che il suo proposito era quello di preparare l'ingresso degli uomini nel regno divino desiderava che il mondo cambiasse e si concretizzasse al più presto il grande avvento e i suoi discepoli non capirono i motivi della condanna perché la morte del loro maestro non l'avevano mai messa nel conto. Alla luce dei racconti evangelici, secondo gli autori, Gesù fu ucciso per motivi di ordine pubblico e non teologico. Agli occhi dei romani, Gesù, che era stato consegnato dalle autorità giudaiche, rappresentava un pericolo per il bene pubblico e una minaccia al potere imperiale. Ma cosa accadde nei decenni seguenti? Dopo lo smarrimento iniziale i seguaci reinterpretarono la morte del loro leader la esaltarono per accendere la memoria e la volontà di andare avanti, la trasformarono da sconfitta in attesa. Scrissero e diffusero quella vicenda affinché venisse accettata da un pubblico di non giudei ed è per questo che addossarono la responsabilità alle autorità giudaiche e cercarono di sollevare dalla colpa Ponzio Pilato. Il libro è ricco di spiegazioni e confronti, per esempio, sulla sepoltura di Gesù (i discepoli sapevano dove era stato sepolto e da chi?) e sul ruolo delle donne che lo seguivano.
    Mauro Pesce e Adriana Destro sostengono che i seguaci non capirono subito il perché di quella morte ma una volta elaborata avvertirono la necessità di proseguire il progetto del loro maestro: Avevano ereditato una visione complessa e molto potente: la certezza dell'avvento imminente del regno divino.
    Continuarono perciò a sperare in quest'arrivo, ma lo spostarono nel futuro. E da questa operazione culturale, secondo gli autori, dipendono ancora i cristiani di oggi: I racconti dei vangeli trasformarono la figura di Gesù, la idealizzarono: oltre la banalità del quotidiano e l'incertezza della memoria, mostrarono la forza e la persistenza del messaggio originario.
   

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