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Il diritto di contare, storia vera sul 'soffitto cristallo' Nasa

Il diritto di contare, storia vera sul 'soffitto cristallo' Nasa

In sala l'8 marzo il film candidato a tre premi Oscar, primo al box office Usa

NEW YORK, 08 marzo 2017, 11:32

Gina di Meo

ANSACheck

Il diritto di contare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il diritto di contare - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il diritto di contare - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Al motto di 'il genio non ha razza, la forza non ha sesso e il coraggio non ha limiti', tre donne afro-americane rompono il 'soffitto di cristallo' alla Nasa quando ancora c'erano barriere di razza e genere. Candidato a tre premi Oscar , Il diritto di contare (Hidden Figures), tratto dall'omonimo romanzo scritto da Margot Lee Shetterly, uscito negli Stati Uniti con successo - 153 milioni di dollari contro i 141 di La La Land - esce in sala l'8 marzo in Italia.
    Il film racconta la storia di Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson, tre donne afro-americane che lavorano alla Nasa e sono le menti brillanti che hanno messo a punto il primo programma di missioni spaziali (Apollo) che ha portato uomini come l'astronauta John Glenn in orbita. Il loro operato, basato sull'elaborazione di importanti dati matematici, ha contribuito a ridare nuova fiducia alla nazione, ridefinire la corsa nello spazio e stupire il mondo. Diretto da Theodore Melfi e con protagoniste Taraji P. Henson (Katherine Johnson), Octavia Spencer (Dorothy Vaughan) e Janelle Monáe (Mary Jackson) oltre che Kevin Costner nel ruolo di Al Harrison, a capo della squadra che ha mandato Glenn nello spazio, prima di uscire nelle sale cinematografie ha gia' avuto il suo posto nella storia perche' la First Lady Michelle Obama ne ha ospitato una proiezione alla Casa Bianca. Tutto il cast era presente e lo stesso presidente Barack Obama ha definito il film 'straordinario e importante' perche' non solo celebra cio' che l'America ha raggiunto divenendo il primo paese a mandare l'uomo sulla luna ma anche come e' stato raggiunto quel risultato. Parte del merito e' proprio di quelle tre donne che da visionarie hanno sconfitto gli stereotipi di genere e razza. La loro e' stata una storia non raccontata, nascosta e ancora oggi sono in pochi a sapere del ruolo che le donne afro-americane hanno avuto agli albori della corsa allo spazio. Katherine, Dorothy e Mary, come impiegate del centro di ricerche della Nasa a Hampton in Virginia, all'epoca uno stato segregazionista, erano i computer umani prima che il termine passasse a definire i computer in senso moderno, ossia delle macchine inanimate. Queste donne computer, in un ambiente che era prettamente maschile e di razza bianca, hanno fornito i calcoli per mandare i primi astronauti americani nello spazio.
    "Sapete cosa stiamo facendo qui? - chiede Kevin Costner in una scena del film - stiamo per mettere un uomo sulla punta di un missile per sparalo nello spazio. Non e' mai stato fatto prima. Ho bisogno di un matematico in grado di guardare oltre i numeri, una matematica che non e' stata ancora inventata". Quel matematico visionario e' stato appunto incarnato da tre donne, le quali, come ha sottolineato Michelle Obama, "hanno dato un'importante lezione di vita perche' non hanno dato ascolto a chi dubitava di loro o a chi le odiava. Erano li' e hanno dato il loro aiuto".
   

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