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Daniel Auteuil, vendetta In nome di mia figlia

Daniel Auteuil, vendetta In nome di mia figlia

Il film di Vincent Garenq in sala

ROMA, 10 giugno 2016, 17:30

Francesco Gallo

ANSACheck

cinema : In nome di mia figlia - RIPRODUZIONE RISERVATA

cinema : In nome di mia figlia - RIPRODUZIONE RISERVATA
cinema : In nome di mia figlia - RIPRODUZIONE RISERVATA

    La storia di un'ossessione di giustizia durata poco meno di trenta anni. Ovvero la vendetta ostinata e meticolosa di un padre, André Bamberski (Daniel Auteuil), che non accetta la morte misteriosa della figlia quattordicenne Kalinka, avvenuta nel 1982. E così per trenta anni cerca di vendicarla tra cause, trasferte all'estero, tribunali e avvocati. E' quello che racconta con ritmo ed emozioni 'In nome di mia figlia' di Vincent Garenq nelle sale dal 9 giugno con la Good Films.
    Tutto parte dal Marocco quando Andrè insieme alla moglie Dany (Marie-Josèe Croze) e ai due figli incontra il dottor Dieter Krombach (Sebastian Koch). Dopo un po' nasce una storia d'amore tra Dany e il dottore fino al divorzio di quest'ultima da André.
    Dopo circa una anno Kalinka, la loro figlia quattordicenne, muore mentre è in vacanza in Germania con madre e patrigno. Una morte misteriosa che comunque la giustizia tedesca liquida senza riscontrare alcun reato, nonostante un'ambigua autopsia che potrebbe far pensare a una violenza.
    Da qui trenta anni di ricercata vendetta ai danni di un uomo, Krombach, che a un certo punto viene accusato di violenza verso una sua cliente minorenne in Germania. Nonostante la recidiva e le molte prove, il dottore viene comunque protetto dalla giustizia tedesca che respinge ogni legittima estradizione in Francia. Ma Andrè non molla esponendosi anche a reati (è stato condannato a un anno per rapimento) pur di avere quella giustizia personale che non riesce ad ottenere da quella ordinaria.
    Il film, tratto da una storia vera, e ispirato a un libro omonimo a firma dello stesso André Bamberski, nasce -spiega il regista autore de L'enquéte, Presume coupable e Comme les Autres-''dopo la lettura del libro. Anche se avevo già sentito questa storia molto famosa in Francia. Poi ho incontrato il vero André Bamberski che è risultato molto più duro di quello che si vede al cinema. Lui ha un carattere particolare, molto forte, uno che ha sempre ragione, forse anche per il suo lavoro di ragioniere commercialista. Da lui comunque nessun riferimento sentimentale rispetto alla tragica vicenda, solo carte e documenti giuridici. Non esprime le sue emozioni porta avanti solo fatti''.
    Quanto alla protezione avuta da Dieter Krombach da parte della giustizia tedesca, spiega Garenq oggi a Roma:''Quando abbiamo girato a Lindau in Baviera, abbiamo trovato persone che sono ancora convinte dell'innocenza del dottore, ma di fatto il sistema giuridico tedesco tende a proteggere i propri concittadini tanto che Bamberski ha messo su un'associazione per aiutare chi ha problemi con la giustizia internazionale''.
    Di fatto problemi il regista li ha avuti anche in Francia:''mi hanno interdetto di girare nei tribunali e nei luoghi della giustizia, e questo per volontà di alcuni magistrati, mentre non ho avuto problemi con la produzione. Al contrario in Germania non ho avuto nessun problema per le location, ma non ho trovato invece coproduzione perché in Germania vedono questo film come un lavoro antitedesco''.
   

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