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Pupi Avati, Scamarcio figlio che riscatta il padre

Pupi Avati, Scamarcio figlio che riscatta il padre

A Montreal Un ragazzo d'oro, con Sharon Stone e Capotondi

ROMA, 25 agosto 2014, 19:55

Francesco Gallo

ANSACheck

Un ragazzo d 'oro, locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un ragazzo d 'oro,  locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un ragazzo d 'oro, locandina - RIPRODUZIONE RISERVATA

  "Non ero mai arrivato ad immaginare come l'odio di un figlio per il padre possa trasformarsi in tanto amore come accade nel mio film. E soprattutto che un figlio si possa identificare tanto nel padre fallito da compiere lui quello che il genitore non è riuscito a farlo". Insomma riscattarlo. Così Pupi Avati parla di Un ragazzo d'oro, con Riccardo Scamarcio, Cristiana Capotondi e Sharon Stone, in concorso al Festival di Montréal (sezione principale World Competition), dove il regista parteciperà alla proiezione ufficiale del 27 agosto, e poi in sala dal 18 settembre con 01. Il protagonista Davide Bias (Scamarcio), spiega ancora Avati, in partenza per Montreal, "risarcisce il padre non attribuendosi nulla di quello che fa per lui". L'ispirazione, aggiunge il regista, "mi è venuta da tutta quella miriade di ragazzi che spesso mi girano attorno e che hanno genitori che non ce l'hanno fatta e che cercano di 'mantenere in vita' anche a discapito delle loro stesse personalità". Davide Bias è un creativo pubblicitario con il sogno di scrivere qualcosa di bello, di autentico. Ma non sta affatto in pace con se stesso e così fa uso di psicofarmaci. Quando suo padre, uno sceneggiatore di film di serie B, muore, Davide si trasferisce a Roma dove incontra la bellissima Ludovica (Stone), un'editrice interessata a pubblicare un libro autobiografico che il papà di Davide aveva intenzione di scrivere. E di cui il padre, scoprirà, era anche profondamente innamorato. Quel libro autobiografico alla fine Davide lo scriverà lui, identificandosi anche fisicamente con il padre. Questo lo aiuterà ovviamente a riconciliarsi finalmente con la figura paterna.
    Per Avati, ancora una vicenda di fallimenti e riscatti "perché - dice il regista bolognese - io non racconterò mai la storia di uno che ce l'ha fatta".
    Sulla scelta di Scamarcio nel cast spiega: "Non l'avevo mai visto in un film e pensavo avesse avuto successo solo grazie alla sua avvenenza, ma mi sono dovuto ricredere. Si è appropriato del personaggio in modo incredibile e mi ha anche confessato di aver avuto anche lui un rapporto difficile con il padre". Sharon Stone? "Con lei ho avuto un rapporto molto professionale. Volevo una donna algida, irraggiungibile, un'icona proprio come è lei. Per quanto riguarda la sua professionalità basti dire che, come molti dei suoi colleghi americani, considera la sceneggiatura una specie di rogito".
    Pupi Avati smentisce infine di essere entrato in polemica con la Mostra del cinema di Venezia che non ha accettato il suo film: "Sono stato male interpretato. Ho parlato con Alberto Barbera che mi ha spiegato i motivi per i quali non aveva ritenuto adatto Un ragazzo d'oro. Tutto qui. Casomai la polemica l'ho fatta, ma con Marco Muller quando nel 2010 rifiutò Una sconfinata giovinezza".
   

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