"Risposta esatta!", "fiato alle trombe", "la fiera dei sogni", "lascia o raddoppia" o anche, semplicemente, "quiz": sono tante le parole, le espressioni usate da Mike Bongiorno, o i titoli dei suoi programmi, entrati nell'uso comune. Perché lo storico presentatore, che il 26 maggio avrebbe compiuto 100 anni, "ha cambiato anche il linguaggio, facendo da mediatore tra una tv di impostazione pedagogica, quale era quella degli anni '50 e '60, in particolare, e una tv di scuola americana, più orientata verso la velocità e la pubblicità". A spiegarlo all'ANSA è il presidente dell'Accademia della Crusca, Paolo D'Achille.
"Nell'esperienza di Bongiorno - argomenta D'Achille - distinguerei due fasi. La prima in Rai, quando ha portato il suo stile americano, sciolto, sobrio, veloce, basato su un linguaggio semplice, comprensibile, quindi sicuramente innovativo, in una tv essenzialmente pedagogica. Un linguaggio in cui c'era qualche elemento regionale: la famosa 'allegria' si è scoperto che era il calco di 'alleger', saluto milanese corrispondente a 'ciao'. Un linguaggio anche sbeffeggiato da studiosi come Umberto Eco o altri, in quanto limitato, ordinario, anche perché il parametro di riferimento era un italiano di impronta letteraria. Ma anche sostanzialmente corretto, senza particolari voli né volgarità". Non a caso "tanti giudizi importanti allo snobismo, forse anche un po' sommari, negli anni sono stati poi rivisti".
Con il passaggio a Mediaset, Bongiorno diventa l'alfiere "di una tv più libera, in cui l'importanza regionale era più spiccata e forse con meno attenzione al contenuto culturale dei programmi. In questa fase il suo stile diventa ancora più comunicativo". Le celebri gaffe? "Più che linguistiche, erano di carattere culturale, a parte qualche vezzo nell'esibire termini di tratto un po' arcaico, come 'intiero' e 'diecina'. Ma era anche una persona straordinariamente autoironica, e quindi enfatizzava i suoi scivoloni", sottolinea D'Achille.
"E non possiamo non citare i suoi festival di Sanremo condotti con grande aplomb, non una parole di più né di meno, senza essere troppo invasivo, mettendosi dalla parte dello spettatore". Insomma, "era abbastanza normale identificarsi in lui". "E non dimentichiamo - ci tiene a evidenziare il presidente della Crusca - che i suoi quiz nozionistici dimostravano che per vincere serviva anche la cultura, non solo il colpo di fortuna, come in tanti game show di oggi".
In definitiva, Bongiorno è riuscito a portare una certa misura di cultura nelle case degli italiani, "quando la scolarizzazione era sicuramente meno diffusa di oggi e molti nostri connazionali erano ancora dialettofoni". "E ha contribuito a lanciare alcune parole. Per esempio, con 'risposta esatta', il participio passato di esigere ha completamente perso il suo significato originario, diventando sinonimo di 'giusto', 'corretto'. Penso anche alla parola quiz, che è entrata nell'uso proprio con lui, o a Rischiatutto, Lascia o raddoppia, La fiera dei sogni, anche i titoli delle trasmissioni hanno fatto epoca, o espressioni come 'la uno la due o la tre' quando esibiva le famose buste. Al di là delle simpatia o dei gusti personali - conclude D'Achille - non si può dire che Bongiorno non abbia contribuito alla diffusione dell'italiano nel suo uso medio, parlato, disinvolto, in cui era immediato riconoscersi".
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