Mascariare in siciliano significa tingere con il carbone, sporcare e lasciare un segno indelebile, in una parola, calunniare. Nel caso di 'Mascaria', la storia di un costruttore onesto che si ribella alla mafia, interpretato da un Fabrizio Ferracane in stato di grazia (Il Traditore di Bellocchio in cui interpretava Pippo Calò, per cui ha vinto il Nastro d'Argento ed era entrato in cinquina ai David, Ariferma, Misericordia di Emma Dante, Leonora addio, ultimo film di Paolo Taviani, la serie Il Re), film tv per la regia di Isabella Leoni in onda su Rai1 per la giornata della legalità il 23 maggio in prima serata, il segno del sospetto finirà per annientare Pietro Ferrara il quale, a seguito di una denuncia, "viene delegittimato dai suoi avversari subendo per questo l'abbandono sociale economico e istituzionale". Il tv movie, una coproduzione Rai Fiction-Red Film, prodotto da Mario Rossini, non tratto da un libro, ma liberamente ispirato a una serie di storie vere, è stato presentato oggi nella sede Rai di Viale Mazzini dai protagonisti. Anouk Andaloro, capostruttura di Rai Fiction, spiega: "Il film racconta la storia di Pietro Ferrara, un uomo onesto, che ha deciso di ribellarsi e denunciare e che, per questo motivo, è finito oggetto del mascariamento. La pellicola ci deve ricordare che non dobbiamo mai lasciare da sole le persone che lottano contro la mafia". Al fianco di Pietro c'è l'avvocato Baldani (Fortunato Cerlino), esperto in processi di mafia, che sarà costretto a ridefinire continuamente la propria strategia difensiva. Ferracane rileva: "Per interpretare Pietro, per un fatto di età, per il suo essere un uomo onesto dai principi saldi - sono sensazioni che vai a ripescare nella memoria e magari ti commuovi anche - ho pensato a mio padre, ma non ho preso spunto da nessun altro personaggio in particolare. Non lo faccio mai, si rischia di farne delle macchiette, delle mediocri imitazioni". "Questo di Ferrara - sottolinea - è un ruolo interessante e ha un messaggio importantissimo da condividere. Il film propone un focus su una serie di atteggiamenti delinquenziali, che vanno distrutti. Troppi film che parlano di mafia? Non credo esista un problema legato alla quantità. Il problema è che dipende dal modo con cui sono realizzate queste pellicole. Questo film tv parla di prevaricazione del male sul bene, di atteggiamenti sbagliati, che bisogna distruggere. Al di là delle motivazioni personali che possono portarmi ad accettare un personaggio anziché un altro, c'è sempre alla base il desiderio di smettere di celare certe realtà: solo così si possono veramente cambiare le cose. E noi che abbiamo la possibilità di raccontare delle storie dobbiamo ricordarci che dobbiamo scavare nell'intimo delle emozioni. A volta basta nascere in un quartiere per essere segnati". Ma la mafia come è percepita oggi in Sicilia, secondo lei che è tornato a viverci? "Non si percepisce, o non la vedi o tocchi con mano perché non è più quella della coppola, o degli omicidi in strada a raffica della fine degli anni 70/80, quando si sparava e ammazzava senza pietà. La mafia si è trasformata, si è globalizzata, non è solo territoriale, diciamo che come tutto si è adeguata ai tempi corrono. Di notte non succede nulla, io spesso cammino alle 4 del mattino, dormo poco: è più pericoloso girare di notte per la stazione di Milano che per quella di Palermo. A Palermo lavorano numerose associazioni, come Addio Pizzo…". La regista Isabella Leoni spiega: "Pietro si spegnerà lentamente nei lunghi anni estenuanti di accuse infondate e di lotte con i suoi fantasmi interiori. Ma la storia non finirà con lui, perché suo figlio e la sua famiglia continueranno a portare avanti l'azienda, ispirati da quei valori che per tutta la vita Pietro ha cercato di trasmettere. Il film è un racconto delicato e intimo che quando si apre mostra le ferite, le passioni, le paure, le amicizie fraterne, l'amore per la famiglia e anche per il lavoro del protagonista". Perché si è girato in Calaria e non in Sicilia? Risponde il produttore Rossini: "Per trovare delle piazze che ricordassero quelle barocche siciliane. In alcuni punti la Calabria ricorda la Sicilia". Si rivede in qualcosa in Pietro. viene chiesto a Ferracane: "Nella solitudine, quando alle volte parlo e non vengo ascoltato, ma sono momenti, e sensazioni". E anche "nel restare", risponde. Nel cast anche Manuela Ventura (La moglie di Ferrara), Christian Roberto, Flavia Orecchio, Costantino Comito, Andrea Tidona, Gaetano Aronica.
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