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Del Debbio, la mia tv semplice e popolare

Del Debbio, la mia tv semplice e popolare

Torna 'Dritto e rovescio'. "Lo smart working? Del tutto dannoso"

ROMA, 11 settembre 2020, 10:52

Michele Cassano

ANSACheck

Paolo del Debbio, la mia tv semplice e popolare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo del Debbio, la mia tv semplice e popolare - RIPRODUZIONE RISERVATA
Paolo del Debbio, la mia tv semplice e popolare - RIPRODUZIONE RISERVATA

Paolo del Debbio torna in prima serata su Retequattro, con "Dritto e rovescio". In un'intervista all'ANSA spiega con quali prospettive inizia una stagione che si preannuncia molto complessa.

"Con le stesse dell'anno scorso. Mi piacerebbe conservare il pubblico che ho e che qualcuno si interessasse ulteriormente alla mia trasmissione".

A quale pubblico si rivolge?

"E' il pubblico che sceglie me, non il contrario. Io ho chiara la linea. Mi occupo, al di là della retorica, di far capire alla classe dirigente e alla gente i problemi che incontro per l'Italia".

E' d'accordo con chi ritiene che Retequattro si rivolga a un pubblico di centrodestra, in contrapposizione con La7 che guarda più a sinistra?

"Sono speculazioni che mi trovano indifferente. Mi interessa solo che ci sia un pubblico interessato alla mia linea editoriale. Poi non parlo delle trasmissioni dei colleghi. Sono tutti bravi professionisti che danno filo da torcere. La tv è come il mercato, ognuno va al banchetto che vuole".

Come definirebbe il suo modo di fare tv?

"Semplice e popolare".

Sovranista?

"Nessuno mi farà dire una parola su questo, a me interessa il giudizio del pubblico".

Sarà un anno complicato. Da quali argomenti partirete?

"Certo che sarà complicato. Si parte dalla cassa integrazione, dai negozi... si parte dalle questioni legate alla morte di Willy, da questi delinquenti che lo hanno ammazzato. Sembra di essere in una guerra tribale. Neanche ai tempi dei dinosauri, che avevano il corpo grosso e la testa piccina..."

Primi ospiti? "Si parte con la Meloni, poi avremo Salvini e Renzi".

Cosa pensa dei negazionisti del Covid?

"Mi interessa poco la discussione. Mi interessa capire come si fa a riprendere l'attività economica, ad evitare lo smart working, che ritengo dannoso da tutti i punti di vista, e a mantenere le misure di sicurezza, così come indicate da virologi più moderati. Questa passione sullo smart working mi pare una follia assoluta, è tutta una costruzione della società, sempre più virtuale, che mi fa onestamente ributtare".

Questa estate Briatore, poi De Laurentiis. Personaggi noti accusati di non rispettare le regole anti-covid... Come li giudica?

"Non so, non ho seguito... questa estate ho riletto l'epistolario di Soren Kierkegaard".

Nella prima puntata si occuperà di immigrazione...

"C'è questa affermazione preoccupante del cancelliere austriaco Kurz, secondo cui bisogna redistribuire gli immigrati presenti in Austria e Germania. Mi pare la chiusura di ogni speranza, addio Patto di Malta... O si trova il modo di far rimanere gli immigrati nei loro paesi facendo una vita degna o si fa una redistribuzione equa in Europa. Quest'ultima strada mi sembra si sia fermata, bisogna inventarsi qualcos'altro".

Andrete in onda senza pubblico?

"Purtroppo sì e per me il pubblico è una parte essenziale. Il mio è un pubblico parlante, non da teatro del '700. Recupero un po' con i collegamenti, ma la presenza fisica è un'altra cosa. Chi sostiene che è lo stesso rivela un'ignoranza profonda sulla natura umana. I corpi devono stare vicini, devono comunicare in presenza, non via etere".

Il giornalista del suo programma, Francesco Selvi, ha denunciato di aver subito un'aggressione da parte di Beppe Grillo.

"Mi dispiace che un così bravo comico abbia fatto una fine così tragica. Il passaggio dal comico al tragico segnava un avanzamento nella cultura greca, invece questa regressione potrebbe essere dovuta al manifestarsi di problemi di senilità, ma farei esprimere i geriatri su questo".

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