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Santoro, serve un grande servizio pubblico

Santoro, serve un grande servizio pubblico

Il giornalista torna con il nuovo format 'M', due puntate su Hitler

15 giugno 2017, 10:20

Nicoletta Tamberlich

ANSACheck

Tv: Rai2; M il nuovo programma di Michele Santoro - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tv: Rai2; M il nuovo programma di Michele Santoro - RIPRODUZIONE RISERVATA
Tv: Rai2; M il nuovo programma di Michele Santoro - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ogni volta che arriva Michele Santoro con un nuovo progetto è motivo di dibattito. Piaccia o meno. Questa volta il nuovo format sperimentale "M", giovedì 22 e 29 giugno alle 21.15 su Rai2, non è ancora andato in onda ma è lui a dire la sua: "Sono mesi che non parlo, lasciatemi dire qualcosa ora".

  La presentazione del format,  a Viale Mazzini, è stata occasione per Santoro per affrontare una serie di temi caldi.

  'M' come mostro o mistero. Due puntate che avranno come protagonista Adolf Hitler e la domanda che ci porrà, spiega Santoro è: "Si tratta di una mostruosità irripetibile, la parabola straordinaria di un folle, un demone che non apparirà più, oppure di un fenomeno che in presenza di determinate circostanze potrebbe anche ripetersi? (da segnalare che giovedì 15, Rai2 in prima serata trasmetterà Robinù, il film sui baby boss di Camorra di Michele Santoro).

"M è un tentativo di fusion, di mettere insieme diversi linguaggi: cinema, teatro e tv. In diretta avremo Hitler, interpretato dall'attore Andrea Tidona; non sarà un processo. Sarà un viaggio, uno squarcio su questa personalità enorme". La scenografia dello studio sarà affidata a Castelli, con una particolarità: "Nello studio ci sarà un pubblico largo che farà parte della scena e che parteciperà alla discussione". Si tratta di un numero zero anche se sono due puntate, ed è un'idea la cui forza sta appunto "nella contaminazione, di punti di vista di linguaggi". L'idea è sicuramente originale e non facile, con il conduttore già ideatore di Servizio Pubblico che ha ammesso "la difficoltà nel far convivere i tre piani, del teatro, del cinema e della tv e lo spazio riservato ai social". "Le risorse vanno in minima parte per il prodotto, questo è il primo problema strutturale in Rai. Altro problema per è in che modo spostare verso il prodotto una maggior quota delle risorse. I compensi delle star sono una parte infinitesimale di questo ragionamento. Per prima cosa bisognerebbe imporre far lavorare i produttori più piccoli e indipendenti per il 30% dei programmi, in modo da dar spazio ai giovani", sottolinea Santoro.

Il papà di Samarcanda, Servizio Pubblico e tanti altri titoli che hanno fatto la storia dell'informazione tv spiega che oggi la tv del servizio pubblico non sente più il fiato sul collo della concorrenza: "Mediaset ha tanti problemi, è quasi sul punto di vedere se sarà venduta; Sky non ha più la forza di essere aggressiva sul futuro, solo la Rai può dare la scossa". Santoro non si ferma: "Quindi se da una parte aggiusta il tiro, dall'altra a non perde occasione per qualche stoccata: "Abbiamo bisogno della Rai, di una grande Rai. Siamo sommersi dalla tendenze del mercato internazionale, non possiamo rinunciare all'unico soggetto editoriale che, in forza del canone, può sperimentare cose nuove". Ma ne ha per tutti: "Possiamo pure pagare un euro Fabio Fazio e Antonella Clerici ma poi cosa risolviamo? Non è lì il problema". "Mi sorprende - dice Santoro - che quelli che lavorano senza voler fare profitti vengano massacrati in maniera indegna, con le cifre di quanto guadagnano. Io non ho guadagnato neanche un euro, il mio compenso non è paragonabile a quello di Fazio, Vespa e di nessun altro". "Anche se il problema non sono i compensi delle star, ma i costi reali industriali dei programmi". Santoro fa notare: "Non volete più Santoro, ok, volete solo Freemantle, Magnolia, Endemol, Caschetto, Presta i cui contratti non verranno mai forniti all'opinione pubblica. Il 30% - ribadisce - della produzione va assegnato ai giovani e ai produttori indipendenti". Poi rileva: "Sono d'accordo con Vespa: le distinzioni tra artisti e giornalisti sono ridicole". "Noi ad esempio, con i nostri programmi produciamo - spiega Santoro - un certo tipo di tv che oggi non c'è. Noi siamo produttori indipendenti. Gli schemi americani ci stanno dominando; la Rai è servizio pubblico, deve fare ciò che il mercato non riesce a fare spontaneamente". Santoro quindi nota: "Camminando nei corridoi di Rai2 ho visto immagini di tutti i programmi, ma neanche una foto di uno nostro, eppure abbiamo fatto la storia di questa rete. Significa che noi non siamo mai stati istituzionalizzati". Quindi una nota amara, "avrei quasi nostalgia della Rai lottizzata, c'era più controparte".

Ma il direttore di Rai2 Ilaria Dallatana sul far lavorare i produttori più piccoli, come dice Santoro, è d'accordo? "La Rai - replica - deve farlo più degli altri. Poi bisogna trovare le proposte e gli slot giusti, perché noi siamo servizio pubblico ma siamo anche sul mercato".

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