“Un ragazzo spaventato è colto dal bagliore dei fari sulla strada per l'inferno” ha scritto “The Guardian”. Un’immagine che concentra stile di racconto e di visione di The Night Of , firmata HBO, che ha complessità, personalità e voce inconfondibile da cinema d’autore. Scritto da Richard Price (autore che ha collaborato con nomi quali Martin Scorsese e Spike Lee) e Steven Zaillan (che ha diretto tutti gli episodi tranne uno e che in passato ha lavorato con Scorsese, con Spielberg, con Ridley Scott, tra gli altri) ha un andamento da cronaca giudiziaria che alterna lo spaccato di denso realismo di commissariati e prigioni con le strategie del legal thriller e lo sguardo semidocumentario sulla piccola borghesia di immigrazione di New York (il protagonista, che si ritrova come principale sospettato di un crimine brutale, è di origine pakistana come la sua famiglia).
Price è un esperto di drammi polizieschi, Zaillan ha ricostruito casi autentici in Shindler’s List e A Civil Action, ma al di là della superba restituzione della drammaticità esistenziale di processi, indagini e prigioni, della memorabile galleria di personaggi (nelle mani di John Turturro, Michael K. Williams, Paul Sparks, Riz Ahmed, Pyman Moaadi: il protagonista di La separazione) i due sembrano riprendere la più celebre tipologia del thriller cinematografico (l’ innocente incastrato nella parte del colpevole: il personaggio preferito di Hitchcock e Lang) per scandagliare con lampi improvvisi, inquadratura dopo inquadratura, l’ imperfezione endemica o la metastasi di un sistema, intessuto di violenti chiaroscuri, che dovrebbe indagare sulla verità dei fatti e fare giustizia.
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