Borgen è il nome del palazzo più importante della politica in Danimarca, oltre ad essere il titolo di questa fortunata serie che vede come protagonista un primo ministro danese di sesso femminile interpretato da Sidse Babett Knudsen, che ritroviamo tra i protagonisti di Westworld (oltre che nel cast di un incantevole film francese premiato a Venezia come L’ Hermine). Al centro, si trova la protagonista che affronta la devastante routine quotidiana del potere, dei suoi spazi e dei suoi riti, tra decisioni audaci e sgarri crudeli: ad ogni ora è alle prese con l’ aggressiva attenzione dei media e la guerriglia quotidiana di una linea politica perennemente in ostaggio di opposizione e opinione pubblica.
Tre stagioni per rispondere a questa domanda: è possibile tenere insieme la famiglia, ed un ménage di coppia allo stremo, mentre ci si impegna 24 ore su 25 nella lotta per l’integrazione e i diritti degli immigrati, in una legge per vietare la prostituzione, per la trasparenza nei rapporti tra stampa e politica, e per il ruolo sempre più determinante delle donne nella vita pubblica? Come sottolinea, il “New York Times”, questa obiezione di genere, e in realtá anche di stile politico, ad House of Cards è anche una riflessione non banale nei rapporti tra lavoro e vita privata: “Dietro ogni grande donna c'è un servo. O ci dovrebbe essere. Il rapporto ideale non è necessariamente con un amante, figlio, amico o un genitore. Il più idilliaco di tutti può essere la complicità armonica di capo e collaboratore fedele, il consulente che conosce meglio e risolve tutto”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA