(di Luciano Clerico) "Una scheggia che si infila sotto l'unghia del senso comune": in questa definizione c'è tutto il senso della vita di Indro Montanelli, un uomo che come pochi ha visto coincidere il suo lavoro con la sua identità di persona. "Giornalista". Lui stesso lo scrisse (il 18 luglio 2001) nel suo necrologio. Un necrologio che il direttore Ferruccio De Bortoli volle pubblicare in prima pagina sul Corriere della sera il 23 luglio 2001, il giorno dopo la sua scomparsa: "Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza - Indro Montanelli - giornalista - Fucecchio 1909, Milano 2001 - prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell'affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito". Alla figura e all'opera di Indro Montanelli Sky Arte ha dedicato un docufilm che sarà trasmesso in prima serata venerdì 22 luglio, proprio nel giorno dell'anniversario della morte del grande giornalista. Nel film, realizzato attraverso testimonianze di colleghi (da Ferruccio De Bortoli a Paolo Mieli, da Tiziana Abate a Beppe Severgnini), analisi di studiosi, e interviste allo stesso Montanelli, il film nel raccontare la storia di un uomo racconta la storia di un secolo, "la cronaca di una Nazione" ha detto il regista, Samuele Rossi. Narcisista e depresso, egocentrico e vanitoso, coraggioso e solitario, Indro Montanelli è unanimemente riconosciuto come il più grande giornalista italiano. "Indro-L'uomo che scriveva sull'acqua" è stato presentato in anteprima alla Fondazione Corriere della Sera, presenti tra gli altri il presidente della Fondazione, Piergaetano Marchetti, l'a.d. di Sky, Andrea Zappia, e i due attori che nel film danno volto e voce al protagonista, Roberto Herlitzka (Montanelli vecchio) e Domenico Diele (Montanelli giovane). "Come tutti gli uomini vivi, Montanelli non fu esente da tormenti e da vicende tormentate, compresa quella con il Corriere della Sera. Ma questa è la sua casa. Per presentare questo film, dove se non qui?", ha detto Marchetti. Dall'adesione convinta al fascismo al suo ripudio, dal ferimento da parte delle Br all'allontanamento del Corriere, dalla fondazione de Il Giornale e La Voce fino al ritorno al Corriere, nella vita di Indro Montanelli "un tratto emerge in modo chiaro - ha detto Zappia -: fu un uomo controcorrente".
Il docufilm racconta tutto questo con rigore giornalistico degno del protagonista. Compresa un'intervista esclusiva (molto toccante) a Franco Bonisoli, il brigatista che con Lauro Azzolini il 2 giugno del 1977 sparò a Montanelli a Milano. Anche il perdono che successivamente il giornalista manifestò nei confronti del suo sparatore, rientra nello stile che per tutta la vita accompagnò Indro Montanelli: essere "una scheggia che si infila sotto l'unghia del senso comune".
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