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Guerritore-Jonasson, nessuno come Strehler

Guerritore-Jonasson, nessuno come Strehler

Da 29 ottobre L'anima buona di Sezuan di Brecht a Roma

ROMA, 28 ottobre 2019, 19:46

Daniela Giammusso

ANSACheck

Monica Guerritore in L 'anima buona di Sezuan - RIPRODUZIONE RISERVATA

Monica Guerritore in L 'anima buona di Sezuan - RIPRODUZIONE RISERVATA
Monica Guerritore in L 'anima buona di Sezuan - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - "Nessuno è come lui. Era e continua ad essere il più grande". Un incontro storico. Di quelli che attraversano la storia del teatro italiano. Monica Guerritore e Andrea Jonasson, insieme a Roma per "un atto d'amore", come dicono loro: presentare "L'anima buona di Sezuan", testo del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, che Giorgio Strehler (1921-1997) portò in scena in Italia nel 1981 - in una celeberrima versione con Andrea Jonasson protagonista nel doppio ruolo, maschile e femminile, di Shen-Te (l'anima buona) e Shui-Ta (il cugino cattivo) - e che oggi la Guerritore riporta in teatro, dal 29 ottobre al 10 novembre al Quirino di Roma e poi in tournée, interprete e regista di una versione esplicitamente ispirata a quella del maestro. Nel cast, anche Matteo Cirillo, Alessandro Di Somma, Vincenzo Gambino, Nicolò Giacalone.

"Ho debuttato con Strehler a 15 anni appena compiuti nel Giardino dei ciliegi - racconta la Guerritore - E' sempre stato il mio maestro. Ma è quando ho visto per la prima volta questo spettacolo che ho davvero capito la potenza civile e poetica del suo teatro. Rimasi folgorata davanti all'incredibile forza dell'interpretazione di Andrea. Lo vidi due volte di seguito, in un giorno di doppio spettacolo, È da allora che sognavo di portarlo in scena". Lei, la Jonasson, che tanta vita divise con Strehler, dentro e fuori la scena, è arrivata da Vienna per assistere alla prova generale. "Avrei voluto salire sul palco a recitare con Monica", racconta entusiasta, con quella voce inconfondibile, anche tra mille. "Mi piacerebbe tornare a lavorare in Italia, ma non mi chiamano più", confessa. Poi si torna indietro al 1981. "Fu un'avventura costruire quel personaggio - ricorda - Giorgio mi diceva 'fai tu, inventa tu, fai l'uomo'. Lo avevamo messo in scena in Germania, in tedesco. Io e lui insieme parlavamo una sorta di esperanto. Dovetti imparare di corsa l'italiano per portarlo a Milano". Lo spettacolo rimase negli annali e fece finalmente conoscere davvero al pubblico italiano l'opera di Brecht e il suo effetto di straniamento, legato alla funzione sociale e civile che per l'autore apparteneva al teatro.

"Brecht - spiega la Guerritore - lo finì di scrivere nel '39. C'era l'avvento del nazismo, che come tutte le dittature si fonda sulla povertà, sulla necessità e l'ignoranza dei poveri. Perché oggi? Perché in questi anni noi italiani ci siamo scoperti cattivi. Non è colpa di nessuno, dipende dalla povertà. Quando si è poveri, si difende quel che si ha. E se si ha poco si diventa lupi. È importante metterlo in scena oggi perché racconta che non siamo cattivi, che l'essere umano, in realtà, è portato al Bene". Pur ridotto nella durata a due ore e mezzo ("al tempo si stava quattro ore seduti in platea", dice la Jonasson), della versione originale di Strehler lo spettacolo conserva tantissimo, a partire dal "girevole, i suoi controluce, i suoi personaggi caratterizzati. È un omaggio al suo genio - spiega la Guerritore - e fa rivivere quella grande magia che non tutti hanno visto. Bisognerebbe studiare Strehler. Ogni teatro, una volta l'anno, dovrebbe avere un suo spettacolo".

In un rincorrersi di citazioni e ricordi ("Brecht volle lasciare i suoi scritti a Giorgio", rivela la Jonasson), intanto eccole le due signore del teatro a raccontare la storia della prostituta Shen Te che accogliendo tre dei alla ricerca di una buona anima viene ricompensata con mille dollari d'argento, ma si ritrova a vestirsi da cugino cattivo pur di liberarsi di uno sciame di parenti parassiti e feroci. "Le ho chiesto solo se sono abbastanza magra perché lei era spettacolare", sorride la Guerritore. "Magari Giorgio fosse qui a vederti", risponde Andrea. E sembra davvero che qualcos'altro stia per nascere. "Siamo entrate nella vita di Strehler proprio nello stesso periodo - riflette la Guerritore - ma le nostre strade non si sono mai incrociate in scena. Ora, chissà, stiamo pensando a qualcosa insieme".

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