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A teatro è 'guerra' dei Pirandello

A teatro è 'guerra' dei Pirandello

Da Lavia a Placido e Battiston, stagione dedicata a Premio Nobel

ROMA, 24 settembre 2018, 11:29

Daniela Giammusso

ANSACheck

Sei personaggi regia Luca De Fusco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sei personaggi regia Luca De Fusco - RIPRODUZIONE RISERVATA
Sei personaggi regia Luca De Fusco - RIPRODUZIONE RISERVATA

Scrittore, prima di tutto. Drammaturgo, soprattutto. Premio Nobel per la Letteratura nel '34. Ma anche pittore, affascinato dalla psicoanalisi, grande appassionato di cinematografia. Se per un anno, in occasione del 150/o dalla nascita, mostre, convegni, cicli di studi, hanno raccontato ogni dettaglio dell'arte e della produzione di Luigi Pirandello (1867-1936), è nella stagione 2018-2019 che il teatro sembra celebrarlo maggiormente con una vera "abbuffata" di suoi testi in scena. Una "guerra" dei Pirandello con in palcoscenico, uno dopo l'altro, il gotha del teatro italiano, divi del pubblico ma anche nuove sperimentazioni.

Tra i più attesi, i "Giganti della montagna", forse il più evocativo dei testi pirandelliani anche perché incompiuto, con cui Gabriele Lavia chiude a distanza di qualche stagione la personale trilogia avviata con Sei personaggi e L'uomo dal fiore in bocca (febbraio al Piccolo poi in tournée). Per lui, i panni di Cotrone, il Mago degli Scalognati, che, dice l'attore, "lo sanno tutti, è lo stesso Luigi Pirandello. Ma anche qualcosa di più. È colui che vive rifugiato o emarginato nella propria illusione che il Teatro possa essere il Luogo Assoluto. Fuori da ogni contaminazione. Lontano da quei Giganti, da quelle 'forze brute', da quegli uomini (forse noi stessi) che mettono paura solo a sentirli passare al galoppo". E allora nella messa in scena, di cui firma anche la regia, "i Giganti sono uomini che hanno dimenticato la coscienza della loro origine. Snaturati dal non voler conoscere se stessi. E dunque non possono far altro che continuare a uccidere la 'poesia originaria' nata come specchio dell'uomo, a uccidere il Teatro. Il finale non scritto? Vorrei fosse una speranza, una certezza laica, che la poesia non può morire".

Ma la galleria pirandelliana è partita già quest'estate, con l'eroe della doppia vita, "Il fu Mattia Pascal", in scena con Pino Quartullo, mentre a novembre assumerà i tratti di Daniele Pecci diretto da Guglielmo Ferro (al Quirino di Roma e poi in tournée). Grande frequentatore del Premio Nobel in tutta la sua carriera, Leo Gullotta, con la regia di Fabio Grossi, sarà invece il rassicurante professore Toti, travolto dal gioco della calunnia e del bigottismo quando sposa la giovane Lillina incinta di un altro in "Pensaci Giacomino!" (da fine ottobre). E se Carlo Cecchi riprende il suo "Enrico IV", il sovrano "folle" (da gennaio), Geppy Gleijeses torna a indossare il gessato marrone di Angelo Baldovino ne "Il piacere dell'onestà", ancora diretto da Liliana Cavani dopo il successo della loro "Filumena Marturano" (da febbraio). Grande curiosità poi per Giuseppe Battiston e Maria Paiato, suocera e genero nel "Così è se vi pare" che Filippo Dini costruisce come il più perfetto thriller dove nulla è come ci si aspetta, in prima nazionale dall'11 dicembre al Carignano di Torino.

Tripla lettura invece per i "Sei personaggi in cerca d'autore", il testo con cui Pirandello cambiò per sempre il rapporto spettatori-palcoscenico rompendo il tabù della quarta parete. Michele Placido ne promette un adattamento "molto poco pirandelliano", che mette al centro "la violenza ambigua, attuata dal Padre nei confronti dell'umile moglie", il "senso di ribellione da parte dei Personaggi", tra testi che "parlano della società di oggi, delle sue drammaticità: il femminicidio, le morti bianche o anche l'impossibilità di un legame sentimentale, dovuta all'alienazione dell'uomo contemporaneo". In un inno al teatro che mai abdica alla propria missione (debutto a novembre al Quirino di Roma e poi in tournée). Ma in scena nella prossima stagione torna anche l'applaudita versione dei Sei personaggi firmata da Luca De Fusco con Eros Pagni protagonista, che massimamente gioca sul "doppio", tra attori in carne ed ossa in palcoscenico e le loro immagini rimandate su grandi proiezioni (da gennaio). Fino ai "Sei", di Spiro Scimone e Francesco Sframeli, per la prima volta a tu per tu con il linguaggio Pirandello, in una versione ambientata un teatro semidistrutto, al buio per un black out. La luce tornerà solo con quei sei personaggi che illuminano il teatro (dopo il debutto al Napoli Teatro Festival Italia, in tournée da novembre).

Doppia interpretazione infine per Sebastiano Lo Monaco, da sempre grande frequentatore della drammaturgia pirandelliana, che interpretata e dirige "Il berretto a sonagli" (da dicembre) per poi riprendere "Io e Pirandello", recital che intreccia la vita dell'attore siciliano e quella dello scrittore Premio Nobel. Torna ancora in scena la "Festa di famiglia "che Andrea Camilleri ha tratto dai testi pirandelliani per Mitipretese (da maggio) e c'è pure "Un giuoco delle parti" riattualizzato da Alessio Bergamo, frutto di uno dei laboratori del Teatro di Roma (dal 23 ottobre all'India).

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