Uno spettacolo pieno di energia, che è più sfogo che eccesso vitale, più un liberare qualcosa di represso che slancio verso il futuro, un modo di non pensare e agire, così, al momento, alla giornata, come fanno i ''Ragazzi di vita'' di Pier Paolo Pasolini, romanzo del 1955 ora portato in scena da Massimo Popolizio con drammaturgia di Emanuele Trevi, nuova produzione del Teatro di Roma, all'Argentina sino al 20 novembre. L'energia è quella che vi profondono i personaggi, dal Riccetto a Agnolo, al Begalone, Alvaro, il Caciotta con una tensione che è quasi sempre alla soglia della violenza, quella che poi si esplicita nella scena dei cani antropomorfizzati, a far da specchio a questo gruppo di amici, ma fino a un certo punto, che poi ognuno pensa a sé e vive una propria solitudine senza domani, come per tanti giovani del nuovo sottoproletariato nato dalla crisi odierna. Sono 18 ragazzi della scuola di recitazione dello Stabile, più Lino Guanciale nei panni del narratore
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