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Sofia Coppola, in Violetta un po' di me

Sofia Coppola, in Violetta un po' di me

Il 24/5 la Traviata glam con la sua regia e i costumi Valentino

ROMA, 24 maggio 2016, 21:19

Silvia Lambertucci

ANSACheck

La Traviata - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Traviata - RIPRODUZIONE RISERVATA
La Traviata - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Violetta "ho cercato un po' di me", confida Sofia Coppola, camicia bianca super glam e trucco da adolescente sul viso da ragazza. Accanto a lei, elegantissimo in grigio, re Valentino sorride. All'Opera di Roma è il giorno delle celebrities, si presenta la Traviata-evento che ha già garantito al teatro lirico della capitale, solo due anni fa in crisi da profondo rosso, i riflettori di tutto il mondo e l'incasso più alto della sua storia. E gli occhi sono tutti per lei, star del cinema prestata alla lirica, che invece gioca al ribasso e non nasconde ritrosie e paure di fronte alla sua prima volta in un tempio del bel canto. Anche se il tono è sempre risoluto e le idee, si capisce, chiarissime. Com'è stato dirigere la Traviata? Bello, bellissimo, ho imparato moltissimo, risponde sperticandosi in complimenti per il teatro. Poi ammette: "era una cosa che non conoscevo molto bene, mi metteva un po' paura". Anche se la musica per lei è di famiglia e suo padre Francis, che gliel'ha fatta scoprire e amare, racconta, la portava spesso a teatro. E poi c'era uno zio direttore d'orchestra. Persino, rivela orgogliosa, "una lontana parentela con Riccardo Muti". Tant'è, i meravigliosi costumi del grande Valentino sono stati, spiega la Coppola, una "forte motivazione" per convincerla a buttarsi. "Sono meravigliosi, non vedo l'ora di vedere la prova in costume", ripete. Vicino a lei Valentino sorride compiaciuto. E' stato lui a volere la regista americana per questa Traviata che strizza l'occhio ai giovani e al mondo glamour della moda e del cinema. E ora il vecchio imperatore riempie di complimenti lei, il teatro, il cast, istrioneggia raccontando di aver disegnato "in un'ora e mezza", tanta la passione, i quattro vestiti della protagonista. Costumi di cui tutti parlano e che nessuno può vedere, la cui presenza aleggia nell'affollata conferenza stampa di fatto povera di particolari concreti sullo spettacolo che andrà in scena dal 24 maggio per 15 repliche. "Un tocco di rosso ci sarà, certo", butta lì misterioso Valentino. "Indossarli è stato come vestire un'opera d'arte", sospira felice la splendida soprano Francesca Dotto, seduta tra i giornalisti. Sofia non fa discorsi, risponde solo alle domande, rigorosamente in inglese. Le chiedono come sarà questa sua Traviata, lei rimane sul vago ("Il mio approccio è cercare di mettere a fuoco la musica, i costumi, dare supporto a questa storia"), qualcuno la incalza chiedendole quanto sarà contemporanea la sua Violetta, lei replica spiegando che cerca sempre di "capire un personaggio, di trovare quella parte di me che mi lega al personaggio". Si cerca sempre "di trovare empatia, di mettersi in relazione", ripete, seccandosi anche un po' perché la domanda le è stata fatta più volte. Poi chiarisce di aver pensato, strutturando la sua regia, ai tanti che non conoscono l'opera: "Volevo qualcosa di bello, qualcosa di bello che piace alla gente". Alla fine qualche particolare più concreto arriva da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli i direttori creativi della Maison Valentino: "Sofia voleva dare a questa Traviata un tocco meno solenne, in questo quindi più contemporaneo, un lavoro di sottrazione, togliere la ridondanza, prendere il personaggio di per sé, un lavoro che abbiamo apprezzato", spiegano. La contemporaneità quindi ci sarà (Chiuri e Piccioli hanno disegnato praticamente tutti i costumi a parte quelli di Violetta) a partire proprio dai costumi, che prendono "spunto dalla tradizione, ma sono in qualche modo timeless", dicono, e anche "un po' modaioli". La contaminazione tra i generi, assicurano, "ha prodotto qualcosa di nuovo". Una Traviata "rivista e corretta nel 2016", sintetizza Valentino. Sofia sorride. Forte dell'incasso record (1 milione e 200 mila già a fronte di un costo di produzione poco sotto il milione e 800 mila euro) lo spettacolo è destinato a portare la lirica italiana nel mondo. "Il Giappone e Valencia ce lo hanno già chiesto" anticipa il sovrintendente Fuortes. Valentino e Giammetti, soddisfatti, assicurano al teatro nuove collaborazioni. E non è detto che anche per la regista di Lost in Translation e di Marie Antoinette non ci sia una seconda volta.

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