"Un'ora e 20 per scorrere tutte le
età della vita dall'infanzia in cui i genitori ti fanno tutto,
l'età dell'incoscienza degli adolescenti (quelli della mia epoca
hanno rischiato molto di più, eravamo capaci di andare in due
sul Ciao fino a Ostia...), poi dai 19 ai 35 e cioè gli anni che
rimpiangeremo tutta la vita, a 40 anni ci si sposa, a 50 si
divorzia, a 60 in cui si fanno le cose che non si sono potute
fare prima (dai viaggi alla musica classica), a 70 in cui ti
racconti la bugia di sentirti un ventenne, a 80 te ne senti
proprio 80, a 90... Beh a 90 beato chi ci arriva!". E' una
carrellata vorticosa e irresistibile quella con cui Riccardo
Rossi racconta all'ANSA "That's Life! Questa è la vita!", il suo
ultimo spettacolo in scena alla Sala Umberto di Roma dal 15 al
27 marzo. E all'occhio scanzonato ma anche veritiero del comico
non sfugge niente: dai pannolini alle pugnette, dalla presa di
coscienza di sé agli acciacchi, dalla gran voglia di vivere e
continuare a fare tutto all'ineluttabile conclusione,
protagonista di un momento "speciale" durante lo spettacolo.
A ispirare Rossi propri i racconti e la forza d'animo delle
tante persone più grandi di lui che "ha la fortuna di
conoscere". "Per scrivere questo testo con Alberto Di Risio -
spiega - abbiamo fatto anche tanti studi ma il più è stato
osservare e ascoltare gli altri. Questo fa scoprire cose
interessantissime. Ad esempio le persone nate negli anni '30
ancora fanno e si godono tutto in gamba e con un sacco di
interessi, l'unico problema che hanno è quello legato alla
memoria. E poi i magnifici settantenni: sono quelli che hanno
vissuto il rock in prima persona, sono nati con le bombe che gli
fischiavano nelle orecchie e poi musica, moto e giacche di
pelle. E quel tatuaggio con l'aquila che si sono fatti all'epoca
oggi è diventato una specie di gallinaccio. Ma ancora oggi fanno
i raduni e postano le foto su Facebook. E i nipoti dicono:
"Mamma ma guarda che foto ha postato nonno!"".
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