Per la prima volta da quando 55
anni fa usci' in libreria, "Il Buio oltre la siepe" sbarca a
Broadway. Il superclassico romanzo della piu' reclusa scrittrice
americana dopo J.D. Salinger ha vinto un Pulitzer e, adattato
per il grande schermo, e' diventato un film con Gregory Peck
premiato con una pioggia di Oscar. Mai pero' la saga
dell'avvocato Atticus Finch raccontata dalla figlia bambina
Scout era approdata sulla "Lunga Strada Bianca".
La formula, sulla carta, e' vincente: il produttore è Scott
Rudin di "Social Network", con Aaron Sorkin di "West Wing" e
"Newsroom" come sceneggiatore e Bartlett Sher, premio Tony per
il musical "South Pacific", come regista. Sipario: autunno 2017.
Ci sono pero' problemi. Di Harper Lee si e' parlato molto negli
ultimi mesi: dopo mezzo secolo di silenzio totale, l'anno scorso
la scrittrice ha dato alle stampe un libro che per decenni era
rimasto nel cassetto e che rappresenterebbe il sequel del
"Buio", seppure scritto qualche anno prima.
In questo romanzo "Go, Tell a Watchman" ("Va', Dillo a una
Sentinella), Harper torna a ispirarsi a suo padre per il
personaggio di Atticus, ma anziché rappresentarlo come il
giovane avvocato idealista nel Sud al tempo delle prime lotte
per i diritti dei neri, dipinge il ritratto di un vecchio
razzista secondo cui gli afro-americani sono una genia
inferiore, in linea con le opinioni politiche del vero Mr. Lee.
"Il mio Atticus sara' quello del Buio", ha assicurato Sorkin:
"Uno dei grandi personaggi mai creati nella letteratura
americana".
In questo senso "Il Buio" di Broadway ha il potenziale di
riportare alla ribalta da un palcoscenico di altissimo profilo
il tema incandescente dei rapporti di razza in America. Ma non
e' questa l'unica potenziale controversia. L'altra polemica
riguarda la ragione per cui la Lee, che finora non aveva mai
ceduto alle lusinghe del grande spettacolo commerciale, abbia
accettato stavolta di cedere i diritti del suo lavoro.
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