La saga di Britney Spears,
principessa del pop prigioniera di un "padre padrone", perde
pezzi e si arricchisce di un nuovo capitolo: dopo il manager
Larry Rudolph, che 25 anni fa l'aveva aiutata a firmare il primo
contratto discografico e da allora ne aveva seguito la
folgorante carriera, l'avvocato Samuel Ingham III ha adesso
chiesto alla corte di uscire di scena. E' dal 2008, da quando
su Britney e' calata la morsa della "custodia legale" chiesta e
ottenuta dal padre dopo un clamoroso crollo mentale sotto i
flash dei fotografi, che Ingham dovrebbe in teoria rappresentare
gli interessi della cantante. Solo in teoria, pero', se si deve
credere a quanto hanno raccontato fonti vicine alla cantante al
settimanale "New Yorker": il bravo Sam, anziche' aiutare Britney
a liberarsi dai laccioli della tutela, sarebbe stato per anni un
"cavallo di Troia" di Jamie Spears e non avrebbe perso occasione
di spiattellare al padre ogni movimento della sua assistita.
Per Ingham la Spears ha rappresentato per anni una gallina
dalle uova d'oro: dal 2008, quando un giudice gli ha affidato
d'ufficio il caso perche' Britney era in ospedale apparentemente
incapace di intendere e di volere, l'avvocato ha incassato
parcelle per quasi tre milioni di dollari.
L'uscita di scena apre adesso la possibilita' che la Spears
scelga un avvocato che la rappresenti veramente: come auspicato
nella clamorosa testimonianza del 23 giugno dalla stessa pop
star che con la giudice Brenda Penny si era lamentata di come il
legale l'avrebbe sconsigliata di parlare apertamente di come
porre fine alla custodia.
La richiesta di dimissioni di Ingham segue il passo indietro del
manager Rudolph che avrebbe già lasciato l'incarico. In una
lettera a Jamie Spears e a un'altra tutrice, Jodi Montgomery, a
cui spetta il controllo su ogni aspetto della vita personale
della cantante, l'impresario ha detto di aver appreso che
Britney intende ritirarsi ufficialmente dalle scene.
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