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Scala, dietro quinte dell'Andrea Chénier

Scala, dietro quinte dell'Andrea Chénier

Scenografa, giostra ci permette fare cambi senza interruzioni

MILANO, 01 dicembre 2017, 20:53

di Bianca Maria Manfredi e Giulia Costetti

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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E' una enorme giostra, un palcoscenico leggermente sopraelevato perché contiene un girevole, la base della scenografia dell'Andrea Chénier che aprirà la stagione lirica della Scala il 7 dicembre. L'opera è stata concepita dal compositore Umberto Giordano come un continuo musicale, motivo per cui il direttore Riccardo Chailly ha chiesto al pubblico di non applaudire dopo le singole arie. E motivo per cui il regista Mario Martone ha avuto l'idea di una sorta di carillon, di macchina celibe.

"Nell'opera non ci sono pause - ha spiegato la scenografa Margherita Palli mostrando all'ANSA il palcoscenico - e questo ci permette di fare cambi molto veloci, molto rapidi e di non avere interruzioni fra il primo e il secondo quadro e poi fra il terzo e il quarto". Da un lato della giostra c'è il salone delle feste del primo quadro, dall'altro il caffé Hottot del secondo quadro. La cura per i particolari è stata meticolosa. Il busto di Marat riprende "il ritratto di Marat che è al Carnevalet", il museo dedicato alla storia di Parigi. La ghigliottina è invece la stessa che Martone aveva usato nel film Noi credevamo e nello spettacolo teatrale Morte di Danton, di Georg Buchner. Due sono gli oggetti che invece vengono dall'ultimo allestimento fatto alla Scala dell'Andrea Chénier, che risale al 1982 (con una ripresa nel 1985). Ovvero un clavicembalo che si vede nella scena iniziale e la bandiera francese.

"Ci sono i riferimenti giusti e c'è Parigi" ha spiegato Palli che - nel progetto rifatto tre volte - ha ideato anche un ponte parigino di grandezza naturale, un ponte che ricorda il Pont Neuf, il primo ponte in pietra della capitale francese, costruito prima della Rivoluzione. "È un luogo abbastanza astratto ma riconoscibile, certi angoli di Parigi che sono i quais, ovvero i viali lungo la Senna. In tutta questa precisione però c'è qualcosa di contemporaneo, ovvero "la regia che - ha osservato la scenografa anche se non è moderna è un modo diverso di leggere Chénier".- "E' stato un progetto faticoso come tanti, tre versioni da aprile ad agosto migliaia di copie da mandare a Martone e Chailly - ha concluso -. C'è tanta roba realizzata meravigliosamente bene dai laboratori della Scala". Per costruire la scenografia ci sono voluti infatti una tonnellata e 230 chili di stucchi, 630 metri di tela, 600 metri di fettuccia, quattro quintali e mezzo di colori, trecento chili di terra, 50 mila graffette, 13.500 viti. 35 punte per trapano, 90 lastre di polistirolo, 370 chili di poliestere. E poi ancora 1.780 metri di tubolari, 300 metri di plastica in rotoli, 200 metri di corda e 320 cerniere.

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