Il Laudario di Cortona, duecentesca
narrazione e testimonianza della religiosità popolare, riletto
con il linguaggio universale del jazz: è questa l'operazione che
ha compiuto Paolo Fresu, con l'aiuto di Daniele di Bonaventura,
con "Altissima Luce" che ha aperto a Terni l'edizione zero di
Umbria Jazz Spring.
Fresu ha arrangiato e orchestrato, in bilico tra libertà
espressiva e rispetto per il "suono" e per lo spirito del testo,
13 delle 66 laude. Con lui, lo stesso di Bonaventura al
bandoneon, Marco Bardoscia al contrabbasso e Michele Rabbia alle
percussioni, più l'Orchestra da camera di Perugia ed il gruppo
vocale Armonioso Incanto.
"Quando Paolo Franceschini, il primo violino dell'Orchestra
da camera di Perugia - ha spiegato ieri Fresu al pubblico - mi
ha detto: perché non facciamo il Laudario di Cortona? ho pensato
che era una cosa folle, ma in fondo il jazz è una cosa folle.
Certo è che queste musiche toccano il cuore. Con noi lo hanno
fatto, speriamo che possano farlo con tutti".
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