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Dalla Scala a Ny l'omaggio a Toscanini titano italiano

Dalla Scala a Ny l'omaggio a Toscanini titano italiano

Libro, video, mostra e concerto per i 150 anni dalla nascita

ROMA, 22 marzo 2017, 15:39

Redazione ANSA

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Toscanini - Il maestro davanti alla sua casa di Riverdale, New York. Collezione privata - RIPRODUZIONE RISERVATA

Toscanini - Il maestro davanti alla sua casa di Riverdale, New York. Collezione privata - RIPRODUZIONE RISERVATA
Toscanini - Il maestro davanti alla sua casa di Riverdale, New York. Collezione privata - RIPRODUZIONE RISERVATA

I concerti trionfali alla Scala, la proverbiale severità con in musicisti, l'avversione dichiarata per fascismo e nazismo, il successo travolgente dai teatri alla radio alla tv, nell'America che lo aveva accolto esule durante la seconda guerra mondiale. A 150 anni dalla nascita, un libro, un video e una mostra celebrano da oggi a Milano e poi negli Stati Uniti, da Washington a New York, il genio di Arturo Toscanini, titano italiano della musica. E ne ripercorrono le vicende nei due Paesi che sono stati per lui culla e consacrazione di una fama mondiale mai sbiadita. Perché se i contemporanei lo consideravano un genio, "un mago della bacchetta", come scrisse nel 1934 dopo averlo conosciuto a Parigi il critico Emile Vuillermoz, uno "così bravo che nel Medioevo lo avrebbero accusato di stregoneria e mandato al rogo", il suo modo di fare musica "resta ancora oggi un punto di riferimento assoluto", come sottolinea Antonio Pappano nell'introduzione di "Toscanini. La vita di un maestro immortale", il volume edito da Rizzoli con il mecenatismo del Gruppo Salini - Impregilo, che ha finanziato anche il video, la mostra e il tour americano.
    Musicista icona anche in vita, accompagnato già allora da una popolarità assolutamente straordinaria sia in America - dove dirigeva moltissimo anche alla radio e in tv proprio per il desiderio di raggiungere un pubblico sempre più ampio - sia in Italia, dove rientrò in trionfo a guerra finita chiamato a dirigere nel 1946 il concerto inaugurale della Scala ferita dai bombardamenti. Un musicista fascinoso e trascinante, se si pensa che nel 1934 i suoi concerti alla guida della New York Philarmonica erano seguiti da 9 milioni di ascoltatori radiofonici e che dopo la prima trasmissione tv, nel '48, si stimava che il suo nome fosse conosciuto dal 70 per cento degli americani. E nello stesso tempo un grande innovatore, uno che ha cambiato il modo di leggere l'opera, ma anche la stessa organizzazione del teatro alla Scala, come ricorda Harvey Sachs.
    Toscanini, si accalora lo storico, è di fatto un tutt'uno con la musica. "Dal giorno in cui è entrato nel Conservatorio di Parma a nove anni, al giorno della sua morte, quasi ottant'anni più tardi, la musica lo ha coinvolto più di ogni altra cosa". La sua, dice, era "una passione divorante". E forse anche per questo aveva fama di essere così esigente con gli artisti (straordinaria nel video una ripresa del maestro alle prove che urla indicazioni ai musicisti e poi si lascia andare ad un infuocato "Non capite un cavolo, vergogna!"). "Pensava che chi non fosse completamente dedito al proprio lavoro di musicista avrebbe dovuto fare altro", racconta ancora Sachs. Per lui d'altronde tutto il resto era secondario. Alla Scala arrivò nel 1886, non ancora ventenne. Suonò come secondo violoncello alla prima mondiale dell'Otello di Verdi, partecipando alle prove con il grande musicista di Busseto. Nove anni più tardi vi tornò con la bacchetta di direttore e vi rimase anni, portando molti cambiamenti. Nel 1908 il primo trasferimento in America, per dirigere la Ny Metropolitan Opera.
    Dopo la Grande Guerra gli chiesero di tornare: "Diresse otto stagioni molto importanti - racconta ancora Sachs, anche la prima mondiale della Turandot di Puccini nel 1926". Nel 1931, però, attaccato dai fascisti, lasciò di nuovo il Paese: "Non tornerò - disse - finche l'Italia non caccerà i fascisti e il re che ha permesso loro di governare". Quando alla fine rientrò, nel '46, chiamato ancora una volta dalla Scala, aveva ormai 79 anni. Ma quello "fu forse un momento culminante della sua carriera", ragiona ancora Sachs. Morì nel 1957 e la sua bara, deposta nel foyer del teatro milanese, venne omaggiata da decine di migliaia di persone. Un successo straordinario, che a sessant'anni di distanza non conosce declino. Tanto che ancora oggi, come sottolinea Pappano, "ogni direttore d'orchestra deve prima o poi confrontarsi con il fantasma di Arturo Toscanini".
    Tant'è, oggi come allora, gli appuntamenti partono da Milano e dal Teatro alla Scala. Si comincia alle 18 con la presentazione del libro e del video nel ridotto del teatro. Alle 19, nelle sale del Museo Teatrale della Scala, apre le porte la mostra fotografica, curata da Franco Pulcini con Sachs. Un programma che culmina il 25 marzo, sempre alla Scala, con il concerto diretto da Riccardo Chailly. A seguire il tour americano, con tappa alla Library of Congress di Washington (27 marzo) poi alla Union Station, sempre a Washington (28 marzo) e infine alla Rizzoli Bookstore di New York (29 marzo).
   

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