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Ermal Meta, vita va guardata in faccia

Ermal Meta, vita va guardata in faccia

Il cantante in gara tra Big con "Vietato Morire" contro violenze

ROMA, 22 gennaio 2017, 19:23

Claudia Fascia

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'anno scorso il festival gli consegnò un terzo posto nelle Nuove Proposte, decisamente meglio di quanto fatto in band nelle due precedenti esperienze all'Ariston, nel 2006 con gli Ameba 4 e nel 2010 con La Fame di Camilla. Ma Sanremo 2016, in realtà, ad Ermal Meta, ha consegnato molto di più: la fiducia di Carlo Conti, che quest'anno lo ha chiamato tra i 22 Big in gara. Un salto di qualità, e di notorietà, che però non sembra intimidire il cantautore di origini albanesi, che scrive per sé ma confeziona anche successi in formato disco d'oro e platino per gli artisti più affermati del panorama italiano, da Marco Mengoni a Francesco Renga, da Emma ad Annalisa, passando per Patty Pravo, Francesco Sarcina, Lorenzo Fragola, Francesca Michielin. Alcuni come Chiara, Clementino, Elodie, Sergio Sylvestre e Alice Paba, se li ritroverà 'contro' sul palco dell'Ariston, "ma nessun conflitto di interesse", scherza. "E' vero sono un autore affermato e non ho bisogno di andare a Sanremo per dimostrare che so scrivere - ammette un po' provocatoriamente, e si capisce che è uno che non si tira indietro davanti al confronto -, ma non lo sono come cantante. E poi, se va una che non ha bisogno di dimostrare nulla come Fiorella Mannoia, perché non dovrei andare io?". E non si può certo dire che per il festival abbia voluto 'vincere facile', anzi. Con Vietato Morire ha scelto un argomento duro, impegnato e impegnativo. Quello della violenza. Sulle donne, sui bambini, sugli esseri umani, perché, come recita un verso: 'L'amore non colpisce in faccia mai'. Violenza che è anche racconto autobiografico. "Non è solo la mia storia, di chi è più fortunato nel poterla raccontare. Ma è un tema attuale e quello che vorrei è che diventasse passato remoto. La canzone è un inno alla vita, ma la mia non è ostinata e ostentata positività: la vita va guardata in faccia, in avanti non indietro. Siamo la somma delle esperienze vissute, ma abbiamo anche il potere di diventare quello che vogliamo. Bisogna parlare e condividere per uscire dalla solitudine. Il cambiamento dipende da noi: ognuno deve dare quello che vuole venga restituito. Una sorta di karma". Vietato Morire, che dà il titolo anche al doppio album ("ci sarà anche Umano, uscito lo scorso anno, due al prezzo di uno") che uscirà il 10 febbraio, chiude il cerchio aperto con Lettera a mio padre del 2016: "due volti della stessa medaglia. Un fil rouge non verticale, ma orizzontale, dove le connessioni sono soprattutto emotive". Già in lizza per il Premio della Critica, Meta tira dritto per la sua strada. "Per me il festival di Sanremo non è una gara: se si parla di musica non si può parlare di gara. E' come scavare nell'acqua. Impossibile!". Più che alla ricerca di consenso e popolarità, dice, punta "a raccontare con verità. E' quello che mi guida". Ma sa bene che rispetto al passato, l'attenzione mediatica sarà ben più alta: "Lo so, la lente d'ingrandimento sarà più vicina e i dettagli più visibili, ma io metterò la stessa cura e lo stesso senso di responsabilità". Nessuna strizzatina d'occhio al pubblico neppure per la scelta della cover nella tradizionale serata del giovedì dedicata alla storia della canzone italiana: Domenico Modugno con Amara Terra mia. "Non mi interessa il consenso, ma il messaggio. Amara Terra mia è dedicato a tutti quelli che piangono con e per la propria terra. Un brano strettamente legato ai flussi migratori", spiega Ermal che a 13 anni lasciò l'Albania per l'Italia. Nell'album di inediti ci saranno 9 pezzi, uno dei quali in duetto con Elisa. "Nove pezzi che sembrano scritti da nove persone diverse, contengono le mie moltitudini. In fondo, quando sei a pranzo che fai? Mangi 9 piatti uguali? Ecco, a fare tutte canzoni uguali mi sarei annoiato io, figuriamoci chi deve ascoltare".
FAS/

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