"Parto con un inizio realistico e
convenzionale in cui gli spettatori vedono l'Otello che
conoscono, poi li prendo per mano guidandoli in un viaggio in
cui i protagonisti diventano archetipi di altrettanti sentimenti
primari. La paura di Otello d'invecchiare e di perdere l'amata,
da cui nasce la gelosia, l'amore per il potere di Jago, la cieca
generosità di Desdemona, l'infantile ingenuità di Cassio". Così
il regista e scenografo spagnolo Paco Azorin descrive all'ANSA,
alla vigilia del debutto dell'Otello di Verdi che domani
inaugura il 52/o Macerata Opera Festival all'Arena Sferisterio,
il taglio che ha voluto dare all'opera. "Il vero regista sarà
Jago, che come in un film - aggiunge - darà il via alle scene
con sei mimi-macchinisti, presenti sul palco dall'inizio alla
fine".
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