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Venditti e Roma, un amore deluso

Venditti e Roma, un amore deluso

In un romanzo le sue amarezze, città non pronta per elezioni

ROMA, 29 aprile 2016, 10:52

Paola Mentuccia

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"E se nasce una bambina, poi, la chiameremo Roma", cantava Corrado Guzzanti nella parodia "Il grande raccordo anulare", dedicata a Antonello Venditti, il cantautore tra i simboli della capitale, per un brano diventato l'inno della tifoseria romanista, per il racconto, nelle sue canzoni, di scene comuni e poetiche della città "capoccia der monno 'nfame", per l'interpretazione di se stesso nel film Oscar "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino. Non stupisce che, a coronare questo amore, arrivi un romanzo autobiografico intitolato "Nella notte di Roma", pubblicato da Rizzoli e uscito oggi nelle librerie. Lungi dall'incensare ancora una volta la città in cui è nato e cresciuto, però, Antonello Venditti è il regista e il commentatore disincantato di una carrellata di immagini e di situazioni che oggi rappresentano la capitale. Lo fa attraverso il racconto di un viaggio notturno in macchina dentro la città, in compagnia di una ragazza romana di adozione, conosciuta per caso perché rimasta vittima di una tempesta di guano. "L'incontro con Laura è l'incontro con Roma perché per lei questa città è ancora un sogno, - ha detto il cantautore, durante la presentazione del libro a Roma - in lei c'è la verità del futuro, c'è un animo che combatte, che lotta tutti i giorni". Il punto di vista del cantautore è invece quello di un romano deluso "per quel modo di fare di dare una 'romanella', di mettere una toppa", ha spiegato, citando le opere incomplete di Roma come la Vela di Calatrava e la vicenda del palazzo crollato nel quartiere Flaminio. Jeans, giacca di pelle, toglie gli occhiali scuri per leggere il suo libro e si accende una sigaretta. Davanti a sé una moltitudine di fan. "Il romanzetto, che nasce come una storiella, si fa intenso e complicato", ha proseguito sul palco allestito nella Galleria Alberto Sordi di Roma. Il percorso dei protagonisti del libro, infatti, nei quartieri e nella storia della città, è puntellato da una lucida analisi di Roma, di cui Venditti individua sette vizi "peculiari": dal vizio di unicità, per essere il centro del potere temporale e spirituale, a quello di impero, quel desiderio di potenza che dall'Eneide si è propagato fino ad oggi. Il vizio di illusione, di "memoria (corta)", di neopaganesimo, che porta a idolatrare i calciatori. E ancora: la bellezza e la purezza, "due qualità che diventano anch'esse vizio". Antonello Venditti non si tira indietro di fronte al dibattito sulle questioni romane, esprime delusione per la "pugnalata" sul finale di carriera a Francesco Totti, che definisce "un patrimonio della storia del calcio e di Roma, non solo della Roma", per i problemi sugli scavi per l'ampliamento della linea metropolitana, per il cassonetto davanti casa "rovesciato da una settimana". Ma soprattutto, il cantautore romano non nasconde grande amarezza rispetto alle ferite inferte alla sua città, come le infiltrazioni criminali di Mafia Capitale o l'"illusione" delle Olimpiadi. "Votare per chi, - si legge nel romanzo - votare perché?, non voglio essere usato per legittimare qualcosa che trovo illegittimo. A mio parere, Roma non è ancora pronta per le elezioni. Non ci sono le condizioni". "Fino a quando non ci sarà trasparenza dobbiamo restare in questo limbo - ha ribadito, durante la presentazione del libro - non si può andare a elezioni con le stesse persone che ci hanno portato alla decadenza morale". La salvezza, per il cantautore romano, è l'onestà ma "oggi questa Roma non è onesta". "Ci vuole amore, - ha detto - senza amore tutto appassisce perché senza la luce di una passione tutto decade". "Il messaggio di questo libro è proprio questo - ha detto Antonello Venditti - troviamo passione e voliamo sulle nostre miserie".

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