Una delle piu' grandi cantanti italiane ha fatto sentire la sua voce sul caso dell'Opera di Roma, e che voce: Cecilia Bartoli, romana, mezzosoprano di fama mondiale, regina della coloratura, sollecita con urgenza una soluzione. E' il teatro della capitale, "bisogna trovare una soluzione, scherziamo!", dice in un'intervista all'ANSA. E "la soluzione non e' mandare a casa coro e orchestra e tenere l'amministrazione per fare cosa se non c'e' piu' nessuno da amministrare?".
Secondo la Bartoli, che ha iniziato la sua folgorante carriera internazionale proprio a Roma (Rosina nel Barbiere di Rossini), "non si deve mandare a casa nessuno", ma "ripartire con gente in gamba, non con politici alla direzione artistica come avvenuto per anni". Il "problema di mal gestione a Roma va avanti da anni". Se "hanno trovato una soluzione per la Scala la devono trovare anche per Roma". La Scala "ha un sostengo, riesce ad andare avanti con una programmazione, al momento funziona", e se la formula funziona a Milano puo' essere applicata anche a Roma: "qualcosa devono fare", il "teatro non puo' essere lasciato morire, mi auguro che risorga".
Da anni Cecilia Bartoli lavora molto all'estero, ma se ricevesse un'offerta stabile in Italia ci penserebbe su. "Al momento non c'e' molto", e poi e' ancora nel pieno della carriera. Il Festival di Pentecoste di Salisburgo (dove e' succeduta a Riccardo Muti nel 2012), essendo molto breve, le consente di continuare a cantare, ma un teatro sarebbe ben "altro impegno". Comunque, se dall'Italia le arrivasse un' offerta, "ci penserei": "vedremo".
Le dimissioni di Muti, con cui ha lavorato tanto, la indignano: "non si puo' far partire un maestro come Muti", "e' gravissimo, dovevano fare di tutto per tenerlo". Per orchestra e teatro era "la grande chance avere un maestro come Muti, che personalmente adoro all'infinito", "devono fare di tutto per farlo tornare, devono trovare una soluzione".
Questi giorni la cantante ha iniziato a Berlino una tournee europea per presentare il suo ultimo CD (tesori ripescati a San Pietroburgo di musicisti italiani del '700 alla corte di tre zarine). In Germania ha un esercito di fedelissimi che la seguono da anni e disposti (come ieri in un negozio) a fare due ore di fila per un autografo. Ma non e' solo la firma: Cecilia Bartoli irraggia calore ed energia, e per ogni fan ha qualche parola, una stretta di mano, a volte un abbraccio, e tanti, tanti sorrisi. In Italia, dove e' meno assidua da tempo, vuole tornare e ha gia' un progetto alla Scala: all'Expo, a fine ottobre 2015, con un programma vivaldiano, con i Barocchisti e il maestro Diego Fasoli. In Italia le piacerebbe portare la musica del '700: "e' un repertorio poco conosciuto ma e' il nostro grande patrimonio". Il "pubblico c'e', e se non c'e' bisogna lavorare nelle scuole". "Sogno di tornare nelle scuole, portarle a teatro: giovani, piccoli, piccolissimi, la musica deve partire da li', dare una possibilita', questa la differenza fra l'estero e l'Italia".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA