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La crisi in musica nel nuovo video de L'Intreccio

La crisi in musica nel nuovo video de L'Intreccio

E' la nuova sfida del gruppo del Sulcis che, dopo 30 anni, cambia pagina passando dal tema melodico a quello più impegnato e rock

28 maggio 2014, 14:04

Davide Madeddu

ANSACheck

Da fabbriche chiuse alla musica,nuovo video de L 'Intreccio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Da fabbriche chiuse alla musica,nuovo video de L 'Intreccio - RIPRODUZIONE RISERVATA
Da fabbriche chiuse alla musica,nuovo video de L 'Intreccio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Prima la disperazione, il tentativo di un salto nel vuoto senza ritorno, poi la svolta e la vita che si riprende facendo riemergere la voglia di andare avanti e combattere. Perché nel Sulcis Iglesiente della crisi c'è chi, il gruppo l'Intreccio, alla disperazione e allo sconforto e ai gesti inconsulti, "troppo spesso all'ordine del giorno", ha deciso di reagire e, 'combattere' con la musica. E con un nuovo video, intitolato "Vorrei", che affronta un tema delicatissimo: quello dei suicidi. Chi pensa di vedere immagini cruente sbaglia. I simboli, che viaggiano alla velocità di un flash spariscono subito. Lo sconforto è subito superato da un'esplosione che cambia tutto in un attimo.

"E' la voglia di combattere, di reagire, di non fermarsi, di guardare fuori e, magari, chiedere aiuto". E' la nuova sfida del gruppo - Marino Usai basso e voce, Roberto Pala chitarra e Pino Biggio batteria - che da oltre un anno e dopo una lunga carriera (giusto una trentina d'anni) a fare da spalla a gruppi come Camaleonti, Dik Dik, Equipe 84, Alan Sorrenti, Gipsy King e altri ancora, ha deciso di svoltare e cambiare pagina passando dal tema melodico a quello più impegnato e rock. La velleità da classifica non abita poi nella band che continua a suonare ogni giorno nella sala prove di Portovesme vicino alle "fabbriche ormai silenziose" perché spente. "A cinquant'anni suonati - spiega Marino - nessuno di noi ha voglia di tirarsela o ambisce a chissà che cosa. Al massimo vorremmo dare un contributo alla discussione da parte di chi non vuole arrendersi alla crisi e alla disperazione e a quello che provoca proprio questa condizione". Che è ciò con cui devono fare i conti in prima persona anche i tre musicisti. "Mi ritengo il più fortunato del gruppo perché lavoro in Comune - dice ancora la voce della band - e questo fatto quasi fa sentire in colpa anche se poi, devo dire che mia figlia è partita perché non trovava lavoro". Sulla stessa barca c'è pure Roberto che lavora in un'impresa d'appalto di Portovesme e Pino in mobilità "all'ennesima deroga", tutti alle prese con la crisi delle industrie.

Da qui la decisione, musicalmente parlando, di passare a suoni più duri, impegnandosi pure nel sociale. Primo passo lo scorso anno, con il brano e video "Combattere", girato nell'ex Metallotecnica di Portovesme, poi la campagna "La solidarietà contagia". Ora il nuovo progetto musicale, con il brano e video - regista Bruno Mameli, direttore della fotografia Michela Medda - girato nel villaggio minerario di Monteponi, teatro negli ultimi quindici anni delle lotte per difendere il lavoro: dall'occupazione in nome del Parco Geominerario alle ultime recenti proteste.

"Il tema che affrontiamo in questo brano e nel video è quello dei suicidi - racconta Marino - E di quel dramma che vive ciascuna persona che poi ci abbandona. Sia chiaro, non si vuole giudicare, giustificare o condannare nessuno, anzi il nostro scopo è un altro: provare a dare una mano e aiutare chi è in difficoltà e ha bisogno". Con uno sguardo al futuro ma anche al passato: "La lotta dei minatori e degli operai che hanno fatto la storia di questo territorio e che vorremmo - chiarisce Marino - non venisse mai dimenticata".

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