"Nel '94 ho dato quattro abiti
storici di Gattinoni degli anni '50 al Museo Ludovisi
Boncompagni, di cui due appartenuti a Lana Turner. Ho chiesto di
riaverli per le mostre e mi hanno detto che non era possibile
perché ho fatto una donazione iniziale al Museo delle Arti
decorative Villino Ludovisi Boncompagni, nel momento in cui lo
abbiamo ottenuto come sede museale per la moda, tramite
l'associazione di cui facevo parte con la maison. Io come tutti
gli atelier presenti oggi mi chiedo chi dà gli abiti storici se
poi non li rivedi più?" A parlare è Stefano Dominella,
presidente della Gattinoni che ha preso parte all'incontro
"Archivio Infinito. La moda, che si è tenuto oggi nella Galleria
Nazionale d'Arte Moderna a Roma. A moderare gli interventi degli
ospiti della sua direttrice Claudia Palma. Tra gli intervenuti,
la storica della moda Bonizza Giordani Aragno, la docente
dell'Università La Sapienza Vittoria Caratozzolo; lo stilista
Marco De Vincenzo ha parlato del suo libro "Mondovisione"
pubblicato da Electa che raccoglie alcuni look realizzati dallo
stesso designer; Davide Fornari docente Ecal (Ecole cantonale
d'art de Lausanne) ha ricordato che un lavoro di archivio
realizzato dai suoi studenti è stato lo spunto di una collezione
Dior del 2020 disegnata da Maria Grazia Chiuri; Marco Meloni
docente dell'Accademia Costume & Moda ha detto che "studiare un
archivio è un modo di richiamare il passato mettendolo in
comunicazione con il presente". Infine, Dino Trappetti
presidente Tirelli Costumi che ha ricordato: "Quando nel 95 mi
rivolsi al comune di Roma per il nostro immenso archivio fatto
non solo di costumi ma anche d' importanti donazioni di abiti
delle grandi maison, la risposta fu 'Cosa ce ne facciamo a Roma
di un museo in più?'".
L'evento s'inserisce nel programma della mostra Poetica del
semplice. Moda e design secondo Monica Bolzoni/Bianca e Blu,
originata dalla donazione di parte dell'archivio documentale
Bianca e Blu di Monica Bolzoni alla Galleria Nazionale e
allestita non come percorso cronologico del suo lavoro ma in
forma di display, con materiali, abiti e accessori dell'archivio
personale di Monica Bolzoni.
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