Dice di essere stanco di sfilare da
solo, nell'ultimo giorno di passerelle, ma sarebbe un peccato
non avere più Giorgio Armani a mettere i puntini sulle i alla
fine della settimana della moda, a indicare l'evoluzione
possibile del vestire, prima con i suoi abiti, reali e
vendibili, e poi con le sue parole che, come sempre, indicano
cosa evitare per non apparire ridicoli.
E così è il suo uomo, che alla pulizia delle linee concede
solo dei piccoli sconfinamenti: il nuovo pantalone con la piega
davanti e un'ampiezza inusuale, giacche jacquard che sembrano
maglie, piccole fantasie che ricordano le piastrelle
mediorientali, tocchi di rosso pompeiano che spezzano
l'uniformità dei colori neutri e naturali, come slavati dal
sole. Tutte svuotate e decostruite le giacche, che sono la firma
di Armani: hanno il collo sciallato o montante, sono più o meno
accostate al corpo, con 1, 2 o 3 bottoni, ma sono sempre
leggerissime, in lino e cotone. Vanno portate con la maglieria
in tricot o con le bluse di seta
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