(di Marzia Apice)
GABRIELA JACOMELLA, MISSIONE
REPORTER. LA GUIDA DEFINITIVA PER INFORMARSI E RACCONTARE IL
MONDO (De Agostini, pp.224, 12.90 euro). "Esiste un giornalismo
che non è quello di cui si sparla ovunque. E i ragazzi vogliono
trovare il modo per confrontarsi con un'informazione diversa". I
fatti, le notizie, le storie e i mille modi per raccontare la
realtà che ci circonda sono al centro di "Missione reporter" (De
Agostini), il libro scritto da Gabriela Jacomella per far
comprendere ai più giovani il mestiere del giornalista. Un vero
e proprio manuale in cui la giornalista e formatrice, partendo
da se stessa e dalla propria esperienza, ha trovato la giusta
chiave per spiegare ai ragazzi che, in una società sovraccarica
di informazioni, riuscire a districarsi tra tanti input ricevuti
accresce la propria libertà, aiuta a capire cosa accade nel
mondo e permette di crearsi un'opinione. "Agli studenti dico:
leggete i giornali e analizzati i fatti, non fidatevi", dice
l'autrice in un'intervista all'ANSA, "di certo confrontarsi con
loro è stimolante, perché i giovani hanno l'urgenza di trovare
modi solidi e verificati con cui raccontare i fatti". Nel libro,
usando un linguaggio appropriato e accattivante, Jacomella
spiega dunque come informarsi, cosa è una notizia, l'importanza
di trovare il modo giusto di narrare una storia, le differenze
tra intervista, cronaca, reportage, inchiesta, editoriale, i
ruoli all'interno di una redazione - dal caporedattore
all'inviato, dal caposervizio al redattore - in una vera full
immersion nel mondo dell'informazione. Questo è ancora il
mestiere più bello del mondo? "Credo che i mestieri più belli
del mondo in fondo non esistano, ci si innamora di un lavoro, di
un ambiente o di un sogno e per me il giornalismo a lungo lo è
stato, ora lo guardo con una certa distanza", racconta, "ho
passato varie fasi, dall'amore cieco all'allontanamento, dalle
liti al riavvicinamento: diciamo che mi sono rimasti sempre la
curiosità su come si raccontano le storie e il bisogno di
trovare un linguaggio condiviso per spiegare il mondo che ci
circonda". Gran parte del suo racconto è incentrato sul tema
della credibilità, dell'infodemia e delle fake news:
"l'inquinamento dell'informazione è un problema serio perché
spesso il cattivo giornalismo si fa proprio nei luoghi in cui ci
dovrebbe essere maggiore correttezza", prosegue, "bisogna capire
che gli strumenti dell'informazione sono solo amplificatori.
Quello che determina una cattiva informazione è altro, dai tempi
compressi del lavoro ai salari bassi. Siamo bombardati da
frammenti di informazioni e narrazioni: serve la consapevolezza
che non tutto è degno di attenzione e fiducia e che va fatto
lavoro di scrematura, ma non serve colpevolizzare utenti e
strumenti perché a volte si ha solo bisogno di credere o di
essere rassicurati su alcuni temi. E lo abbiamo visto negli
ultimi tempi purtroppo". Nel libro Jacomella racconta molto di
sé e della sua esperienza professionale: "è la prima volta che
mi capita di espormi così tanto, ma negli anni ho visto che per
i ragazzi il confronto con adulti che si mettono in gioco è
fondamentale. Le domande più calde per loro sono proprio quelle
sulla persona che hanno davanti: e nel libro ho dato le risposte
a ciò che in passato mi hanno chiesto", dice. "E' importante
rivolgersi ai giovani senza stare sul piedistallo", conclude,
"bisogna essere onesti e autocritici e mettere tutto in
discussione senza vendere verità precostituite. Loro sono più
aperti di noi e sono capaci di ragionare senza tifoseria né
partigianeria".
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