DYLAN THOMAS, ''POESIE INEDITE'' (CROCETTI EDITORE, PAG. 238, EURO 18,00. CURA E TRADUZIONE DI EMILIANO SCIUBA).
''Questo mondo è metà del diavolo e metà mio, /Impazzito per la droga fumante di una ragazza/ Avvolta al bocciolo che le biforca lo sguardo''. Il mondo dilaniato di Dylan Thomas è in questi versi travolgenti che ora arrivano nella traduzione e la cura di Emiliano Sciuba per la prima volta in Italia. In libreria in questi giorni infatti giunge il prezioso volume in cui Crocetti editore riporta alla luce una parte importante del lavoro del grande poeta rimasto finora nel cassetto, ''Poesie inedite'' appunto. Si ritrova in questo volume uno spaccato della sua produzione che la attraversa a ritroso fino ad un'ultima sezione di tredici componimenti adolescenziali che nella loro semplicità diretta, nel verso breve ed essenziale, contengono comunque il nucleo tematico ed esistenziale che si svilupperà nelle prove successive. Si inizia comunque dall'esodio con Eighteen poems nel 1934, per passare poi a Twenty-five poems del 1936, The map of love (1939), Deaths and entrance (1946), più le totalmente inedite in Italia Poesie sparse che sono quelle dal 1930 al 1951 fino appunto alle tredici adolescenziali, del tutto sconosciute.
In Italia l'opera di Dylan Thomas del resto arriva solo dopo la sua morte, nel 1954 - il poeta nato a Swansea - Galles nel 1914 scompare a New York nel 1953 - con una prima pubblicazione Poesie curata da Roberto Sanesi per Guanda, ed è solo del 2003 l'edizione critica completa The poems of Dylan Thomas a cura di Daniel Jones con le centonovantuno liriche complete. La raccolta di ''Poesie inedite'' colma quindi un grande vuoto per l'Italia allo scadere del sessantennio dopo la morte: ''sessantadue poesie inedite di cui: ventidue estrapolate da quattro raccolte che egli pubblicò in vita ma che i curatori italiani delle precedenti edizioni non elessero mai''.
Il linguaggio certo si fa spesso oscuro e le metafore trascinano il lettore in un mondo dalle sfumature gotiche, che sembra sempre galleggiare al limite tra la vita e la morte. ''Spengo le candele nella tua cappella turrita./ La gioia è il battito della polvere, il germoglio del Cadavere/ Del bocciolo d'Adamo cambiato di scatola,/L'amore è un paese al crepuscolo e il cranio dello stato,/ Signore, è la tua condanna.'' E l'amore è l'inevitabile Caronte che traghetta nelle dimensioni oniriche in cui si sviluppa l'orizzonte di Dylan Thomas, poeta che ha conosciuto una crescente popolarità in vita e dopo la sua morte. ''Lascia increduli - scrive lo stesso Sciuba nell'introduzione - pensare che Dylan Thomas non abbia mai pensato a una sistemazione editoriale coesa per le ventisette poesie della sezione Poesie sparse, per di più in un lasso di tempo di un ventennio: data la bellezza struggente, visionaria e soffertamente matura di moltissime di esse (..) viene difficile capire il motivo per cui non siano state raccolte in vita''. Ma ora, materiale prezioso, vedono la luce.
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