Sono le avventure del libero, generoso e imprevedibile Cosimo Piovasco di Rondò (lette da Manuela Mandracchia), il protagonista de Il barone rampante a fare da filo rosso nel ritratto di Italo Calvino, di cui ricorrono il 15 ottobre i 100 anni dalla nascita, nel documentario Lo scrittore sugli alberi di Duccio Chiarini, che debutta il 29 agosto in preapertura alle Giornate degli Autori nella Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, per approdare poi a metà ottobre sulla Rai. E' un viaggio nell'universo dello scrittore, scomparso nel 1985, nato a Santiago de las Vegas (Cuba) e cresciuto a Sanremo: dalla formazione, al rapporto con i genitori scienziati, sempre a contatto con la natura (il padre Mario è agronomo e la madre Eva, botanica) dalla personalità. all'esperienza nella Resistenza, all'impatto artistico e sociale della sua opera. "Mi è stato offerto il progetto da Panamafilm, la società con cui avevo da poco realizzato una serie per Rai Fiction ('5 minuti prima') - spiega all'ANSA Chiarini, che aveva debuttato con il suo documentario, Hit the road nonna, proprio alle Giornate degli Autori, nel 2011 -. Ho accettato con grande entusiasmo, è una figura centrale nella cultura italiana. Ha scritto tantissimo, coprendo tanti decenni della storia italiana e non solo, spaziando molto nei temi trattati. Sapevo che sarebbe stato difficile comprimerlo in un racconto, così ho scelto uno sguardo su uno dei mille temi che la sua letteratura e la sua persona toccano e sollevano". Si punta infatti l'attenzione su come l'azione artistica e politica di Calvino sia mutata e cresciuta, dopo dopo aver visto i carri armati russi reprimere nel sangue l'insurrezione di Budapest, nel 1956: atto che lo porta a restituire la tessera del Partito Comunista Italiano in cui militava dal 1944. "Ho subito notato la coincidenza, che in realtà non lo era, con l'uscita de Il barone rampante, nel 1957. Lo sguardo politico di Calvino non coincide con una partecipazione diretta ma con il modo in cui la concezione dell'altro, la questione etica, filosofica, morale, attraversano la sua storia. E' questo prisma attraverso cui ho guardato alle sue produzioni letterarie". Il documentario (prodotto da Panamafilm, Arte' Geie, Les films d'Ici, Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Documentari e Fondazione Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia) è arricchito da foto, lettere e filmati (compresi alcuni filmini di famiglia girati da Mario Calvino negli anni '20) provenienti dagli archivi privati dello scrittore e messi a disposizione dalla figlia, Giovanna Calvino (che condivide molti ricordi sul padre), interviste con l'autore di Palomar e riflessioni fra gli altri di Walter Barberis, Stefano Bollani, Ariane Ascaride, Silvia Bencivelli, Ernesto Ferrero, il traduttore francese di Calvino, Martin Rueff, Paolo Virzì, studiosi come Mario Barenghi, Letizia Modena e Merve Emre. Chiarini già autore di film come Short Skin (presentato a Biennale College) e L'Ospite, in età adulta si è legato "anche al Calvino meno conosciuto, quello di 'La giornata di uno scrutatore' e 'La speculazione edilizia'. L'ho sentito molto poetico e capace di raccontare le difficoltà, la crisi etica e morale di quella 'bella gioventù' che aveva partecipato alla Resistenza e si ritrovava ad affrontare la realtà". Calvino stesso "diceva che 'un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire', un'affermazione particolarmente vera per le sue opere. Ad esempio Il barone rampante nasconde nelle pieghe della trama delle riflessioni bellissime su quello che è il rapporto fra esseri umani, l'impegno per gli altri - sottolinea il regista -. Tra le tante linee che lo attraversano ci sono la sua universalità e attualità. Ci si trova anche un contatto con la gioventù di oggi, nel modo in cui racconta la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo, la giusta distanza, la difesa dell'ambiente".
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