(di Mauretta Capuano)
Lo sguardo di Patrizia Cavalli sul
mondo, sulla poesia, sull'amore, sul poker, sulla malattia. Il
cammino di una delle più grande poetesse del nostro tempo, il
percorso di una donna libera, sempre in lotta con la "nemica
mente", il senso profondo di un'esistenza che rifiuta la
banalità delle definizioni, ci viene restituito da Annalena
Benini e Francesco Piccolo nel documentario Le mie poesie non
cambieranno il mondo, realizzato con la partecipazione della
Cavalli. Un lavoro prezioso che rappresenta l'ultima
testimonianza della poetessa, morta il 21 giugno 2022 durante
la post produzione del film, che riprende l'indimenticabile
titolo della sua raccolta più famosa, con la quale ha esordito
nel 1974. A scoprire il suo talento, quando poco più che
ventenne approdò a Roma da Todi, dove era nata nel 1947, fu
Elsa Morante della quale la Cavalli custodiva la macchina per
scrivere. "Grazie al montaggio delle immagini di repertorio
insieme alle giornate passate insieme a lei, abbiamo mostrato il
passaggio del tempo: dalla forza alla fragilità, e poi di nuovo
gli scatti vitalissimi, il piacere di stare sul palcoscenico. Le
poesie, le canzoni, la gioia di discutere, il trionfo della
gelosia. L'abbiamo seguita nella sua generosità di offrire la
verità su ogni cosa: la verità di un pensiero non conforme e la
verità del desiderio di performance, di divertimento, che vince
su tutto ed è un atto poetico" raccontano nelle note di regia
della giornalista e scrittrice Annalena Benini, nuova direttrice
del Salone del Libro di Torino e dello scrittore Premio Strega e
sceneggiatore Francesco Piccolo. Ritratto intimo, ironico e
libero, con le musiche di Diana Tejera, il documentario di 77
minuti, prodotto e distribuito da Fandango, in collaborazione
con Rai Documentari, realizzato con il contributo del MiC-DGCA,
sarà presentato alle Notti Veneziane, la sezione realizzata
dalle Giornate degli Autori, in accordo con Isola Edipo, alla
Mostra del Cinema di Venezia 2023, e arriverà nelle sale con
Fandango dal 14 settembre. "Per incontrare Patrizia Cavalli
bisogna passare del tempo nelle sue stanze, tra i suoi cappelli,
i libri, le poltrone, il tavolo del soggiorno, la grande foto di
Elsa Morante, nel posto in cui ha vissuto da quando ha iniziato
a scrivere poesie, il posto che coincide con la sua scoperta del
mondo e con la vita esteriore e anche interiore. È stato un
incontro tra amici, soprattutto all'inizio, quindi era giusto
mostrarne anche il backstage, la costruzione del film, i cambi
d'umore e di idea. Abbiamo seguito Patrizia Cavalli con fiducia
e lei si è fidata di noi" spiegano gli autori. Autrice di
raccolte come Il cielo (1981), L'io singolare proprio mio (1992)
riunite successivamente nel volume Poesie (1974-1992), famosa
per i suoi recital e performance, grande appassionata di teatro
e traduttrice fra l'altro di opere di Moliere e Oscar Wilde, nel
2000 Cavalli era entrata nella cinquina del Premio Campiello,
con Passi giapponesi (Einaudi Supercoralli), il suo unico libro
di prose con potenti immagini e stati d'animo. Una summa della
sua poetica si trova in Vita meravigliosa (Einaudi), il suo
ultimo libro che comprende anche il breve poemetto Con Elsa in
Paradiso. Bisognosa di giocare seriamente con la vita, con
diversi registri La Cavalli ha raccontato le nostre ossessioni
e paure quotidiane, la ferocia e bellezza dell'amore. Dalla
collaborazione con Diana Tejera era nato nel 2012 Al cuore fa
bene far le scale (Voland), una raccolta con cd di 11 poesie e
canzoni. Il documentario è un "racconto visivo, senza formalità
o gabbie rigide, del cammino di una donna geniale e totalmente
libera, che ha detestato la solitudine. È un film sulla libertà
di essere e vivere come ti pare. Non c'è nessun codice
esistenziale a cui Patrizia Cavalli aderisca, i codici sono
soltanto suoi, li ha creati lei. Ce li ha offerti e noi li
abbiamo restituiti con la macchina da presa, senza lasciarla
mai" sottolineano Benini e Piccolo.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA