FABRIZIO NOCERA, LE BANDE
PARTIGIANE LUNGO LA LINEA GUSTAV (Rinnovamento, pag 592, 20
euro)
Diecimila, tra partigiani e patrioti, 58 bande riconosciute per
180 morti più altre centinaia di feriti, a cui si aggiungono i
quasi mille civili caduti per mano nazifascista: è quanto esce
dal mastodontico lavoro di Fabrizio Nocera, ricercatore
dell'Università del Molise, primo studio organico e completo
dall'8 settembre 1943al 4 giugno 1944, che utilizzando fonti
inedite, censisce tutte le formazioni partigiane di un intero
territorio, tra i primi in Italia, che in questo caso racchiude
tre province: L'Aquila, Chieti e Campobasso (che allora era
l'intero Molise).
Le fonti primarie provengono quasi esclusivamente dal carteggio
del Ricompart presente ora nell'Archivio Centrale dello Stato di
Roma, de secretato e versato dal Ministero della Difesa dal
2012. La costituzione di questo fondo prese vita grazie a due
decreti legislativi luogotenenziali: del 20 giugno 1945 n. 421 e
del 21 agosto 1945, n. 518, quando la volontà dell'allora
governo Parri fu quella di premiare coloro che scelsero la lotta
di Liberazione.
Si tratta di un innovativo studio sulla Resistenza in Abruzzo
e Molise lungo la linea Gustav, e per la prima volta si fa luce
su quella zona d'ombra relativa alla Seconda guerra mondiale: la
Resistenza nel Mezzogiorno. La storiografia classica
resistenziale ha sempre preso come riferimento, per raccontare
la lotta partigiana, il territorio italiano del nord ignorando
del tutto, o quasi, la parte meridionale della Penisola,
limitandosi a riportare soltanto episodi sporadici come quello
delle Quattro giornate di Napoli.
Lo studio di questo fondamentale documentazione permetterà di
scrivere un'altra storia della Resistenza italiana: quella che
evidenzia il contributo misconosciuto del Meridione. Nel lavoro
di ricerca sono state ricostruite ed analizzate nel dettaglio le
storie di 58 bande partigiane operanti nelle tre province,
inclusa una banda del pescarese: dalla loro costituzione, al
loro scioglimento, con riferimento agli appartenenti, ai ruoli
ricoperti, alle azioni armate e di sabotaggio, ai caduti ed ai
feriti. Ne viene fuori un racconto storico minuzioso e
scorrevole, che partendo dai documenti, fa emergere anche il
lato umano, a nostro giudizio molto importante, di coloro che,
con i loro pregi e le loro fragilità, furono i protagonisti
della Resistenza sul territorio.
Ci fu una importante partecipazione degli uomini in divisa
(circa 40%), principalmente soldati del Regio Esercito, i
cosiddetti «sbandati», che preferirono non collaborare con la
neonata Repubblica Sociale Italiana e con gli invasori tedeschi
e combattere contro i nazi-fascisti.
Importante anche la presenza femminile (10% sul totale tra i
patrioti e 8% tra i partigiani) se pensiamo alla condizione
relegata alle donne dalla società dell'epoca e che, grazie a
questa esperienza, avrebbero ottenuto il suffragio universale
nel referendum Costituzionale e la partecipazione alla
Costituente.
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