(di Mauretta Capuano)
VINCIANE DESPRET, 'AUTOBIOGRAFIA DI
UN POLPO E ALTRI RACCONTI ANIMALI' (CONTRASTO, PP. 136, EURO
19,90)
Osservare e ascoltare gli animali, gli alberi, la natura
selvaggia, i fenomeni geografici e climatici. Modificare la
nostra concezione degli altri e quindi di noi stessi. Vinciane
Despret ci invita a immaginare un nuovo mondo in cui l'uomo
possa capire e tradurre il linguaggio inesplorato degli animali
attraverso la "terolinguistica", una nuova disciplina
scientifica, nel libro 'Autobiografia di un polpo e altri
racconti animali' pubblicato da Contrasto nella traduzione di
Matteo Martelli, con l'introduzione di Emanuele Coccia.
Ma che cos'è la terolinguistica? E' "la disciplina
scientifica del terzo millennio che studia le storie e i
messaggi che gli animali raccontano, tramandano" spiega Coccia.
La filosofa e psicologa belga ci porta "nel cuore dei dibattiti
scientifici che potrebbero animare un possibile futuro: e se i
ragni ci chiamassero per fermare il frastuono delle nostre
macchine? E le costruzioni dei vombati fossero la prova di una
cosmologia accogliente? O i polpi si disperassero di non potersi
reincarnare per la pesca eccessiva e l'inquinamento degli
oceani?" dice Coccia nell'introduzione in cui parla di questo
libro come di "un sorprendente esperimento di pensiero".
"Sicuramente gli animali comunicano fra loro e adesso si
capisce che comunicano anche con le piante. E' un'ipotesi un po'
speculativa, però dobbiamo pensare che gli scimpanzé conoscono
il potere delle piante, anche di quelle medicali che possono
guarire. Quando un'orchidea manda un profumo particolare verso
un'ape maschio c'è un'intenzionalità. Bisogna uscire da un'idea
troppo ristretta della linguaggio e riconoscere altri codici di
comunicazione" dice all'ANSA la Despret. Nel libro la filosofa
si rifà a pionieri che hanno lavorato molto su questi temi come
i filosofi William James e Michel Serres che "osservava le
tracce che gli animali selvaggi possono lasciare dietro di se,
l'impronta di una zampa di cinghiale, l'urina del lupo o il
feromone di una formica. Tracce che servivano a codificare un
significato. E che cos'è un insieme di tracce che codificano un
significato? Una scrittura" racconta l'autrice del libro.
Altri studi di autori come Baptiste Morizot, Bruno Latour, lo
stesso Coccia e lo scrittore di fantascienza Alain Damasio
sostengono che "la crisi ontologica sia una sorta di risposta
necessaria alla crisi climatica". Ma cos'è questa crisi
ontologica? "Per tanto tempo abbiamo pensato che esista una
gerarchia nel mondo degli animali, c'è l'uomo e tutti gli altri,
tutto questo è evidente che non funziona più. E c'è anche una
crisi dei sentimenti perché questa crisi climatica e ontologica
ci provoca una sorta di disperazione, delle passioni tristi -
come diceva Spinoza - che non ti portano all'azione, ma ti
lasciano statico" spiega la Despret.
Secondo la filosofa "siamo dunque obbligati a rinnovare
completamente il nostro approccio sapendo che le materie che
abbiamo usato non sono più utilizzabili e il modo in cui siamo
andati avanti finora non è più replicabile. Bisogna trovare
delle passioni gioiose, che ci portino la voglia di agire, di
andare avanti".
Un'altra via è quella che conduce al biologo e giornalista
scientifico americano Ed Young che lavora sul sistema sensoriale
degli animali. Molti "non si riproducono più perché le femmine
non riescono a percepire i giusti richiami nella confusione di
suoni dovuta all'inquinamento sonoro o che diventano
completamente ciechi a causa delle luci bianche
dell'illuminazione pubblica. Quando una specie muore, se ne va
tutto un mondo. Quando un pinguino sparisce finisce anche il suo
gusto del pesce, il suo modo di guardare la neve o di essere nel
vento" dice la filosofa. Il libro è l'altra faccia del film
documentario 'Il mio amico in fondo al mare (My Octopus
Teacher)' perché "il film è una storia d'amore e di vicinanza,
cambia l'essere umano facendolo diventare ancora più umano,
riscoprendo in lui dei sentimenti. Nel libro invece il polpo non
c'è, ci sono la sua memoria, le sue tracce. C'è una grande
intimità nell'assenza" sottolinea la Despret.
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