(di Marzia Apice)
BEPPE LOPEZ, QUARTIERE LIBERTA' (Besa
muci, 3 volumi, 57 euro). Non è solo un quartiere popolare di
Bari ma un vero e proprio "luogo dell'umanità", popolato da
persone vere rese emblemi di sogni, speranze e delusioni
universali, quello che con grande efficacia narrativa Beppe
Lopez costruisce e descrive nelle pagine dei suoi romanzi
"Capatosta", "La scordanza" e l'ultimo "Capibranco", ora riuniti
nella trilogia chiamata appunto "Quartiere Libertà" e pubblicata
da Besa muci. L'autore, nato nel 1947 a Bari (e proprio nel
quartiere Libertà), dà al lettore l'occasione di vivere un
viaggio sentimentale, che diventa anche culturale e politico,
perché ripercorre un secolo di vita nazionale. Al centro delle
tre, grandi storie narrate con vivezza da Lopez ci sono quattro
generazioni di italiani: uomini e donne - popolani, piccolo
borghesi, intellettuali e professionisti - alle prese con
momenti di sofferenza e di benessere, di certezze distrutte e
poi riconquistate, tutti legati a doppio filo a quel piccolo
angolo di mondo barese, dal quale vogliono staccarsi ma a cui
poi inevitabilmente ritornano. Il lungo cammino che dal
Novecento arriva al nuovo millennio inizia con "Capatosta",
libro che catapulta chi legge direttamente negli anni Venti: tra
le pagine del romanzo emerge l'indimenticabile ritratto
femminile di Iangiuasand', popolana nata sotto una cattiva
stella ("non chiamata e meno che meno desiderata"), dal
carattere scontroso, fiero e indipendente, immersa nel contesto
sospeso di un mondo contadino destinato a sparire per lasciare
posto a quello operaio e borghese. Ne "La scordanza" si narra la
storia di Niudd' , che dal quartiere Libertà va a Roma per
inseguire la propria ambizione e fare il giornalista politico:
come tutti coloro che appartengono alla sua generazione, quella
dei nati fra gli anni Quaranta e Cinquanta, l'uomo vive un primo
passaggio epocale, attraverso il Sessantotto, da un Paese
arcaico a uno moderno, e poi un secondo, definitivo passaggio,
negli anni Ottanta, con la società italiana che cade in una
profonda crisi morale, sociale e politica. Infine con
"Capibranco" i contrasti e l'incomunicabilità tra due fratelli
diventano specchio delle vicende di un'Italia incapace di
ritrovarsi, e che ha perso valori e riferimenti storici. I tre
romanzi, con le loro storie vivide e dal sapore autentico,
appassionano e fanno riflettere sull'evoluzione del Paese nel
corso dei decenni, ma permettono anche un'immersione nella
potenzialità espressiva di una lingua sempre mutevole, che
l'autore progressivamente differenzia: se in "Capatosta" la
cifra linguistica è fortemente legata al territorio, ne "La
scordanza" l'eredità dialettale si attenua fino a diluirsi nei
modi dell'omologazione in "Capibranco".
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