(di Francesco Gallo)
'C'era una volta il giornalismo', o
meglio, nel caso di Felice Laudadio, 'c'era una volta un certo
giornalismo cinematografico' in cui un'intervista poteva durare
due o tre giorni e "si andava lì senza taccuino e registratore,
a conversare più che a intervistare". Lo racconta all'ANSA
l'attuale presidente del Centro Sperimentale di cinematografia e
direttore artistico del Bif&st.
"Grazie alla forzata disponibilità di tempo intervenuta,
causa segregazione da pandemia, mi sono arrischiato nel
tentativo di liberarmi di un po' di carte da decenni accumulate
e dimenticate. E così mi è capitato di imbattermi in una
raccolta di cronache, recensioni e soprattutto interviste
realizzate, dal 1974 al 1983, quando ero redattore de l'Unità.
Rileggendoli - spiega Laudadio - mi ha colpito la possibile, ma
non artificiosa, analogia fra la nuova crisi del cinema del
teatro e dell'audiovisivo appena esplosa e la grande crisi
verificatasi negli anni sopra ricordati".
Da qui il volume 'Ritratti e autoritratti. Cinema teatro tv e
la battaglia delle idee' (edito da CSC e Rubbettino). Un libro,
con la prefazione di Walter Veltroni, presentato alla Casa del
Cinema di Roma da due suoi ex colleghi di giornale, David Grieco
e Alberto Crespi, in un incontro coordinato da Enrico Magrelli.
"I protagonisti di questo libro - dice Laudadio - sono le
personalità più significative che negli anni del loro massimo
splendore professionale, quasi tutti allora molto giovani,
hanno animato cinema, teatro e televisione. Qui sono raccontati
attraverso ritratti e autoritratti e qualche recensione. Tutte
persone che hanno rappresentato l'antidoto più sicuro contro
quella crisi che, per quanto aspra e foriera di disoccupazione
ieri come oggi, è stata combattuta e sconfitta anche grazie alla
loro arte. Dal loro impegno un auspicio per il presente e per il
futuro. Salvaguardare la memoria, sosteneva Ettore Scola, serve
infatti a costruire il futuro".
Come erano allora le interviste alle star? "Erano molto
vicine al giornalismo investigativo, all'infinito
intrattenimento" dice Crespi, mentre Grieco parla invece di
interviste, almeno quelle fatte da Laudadio, "simili ad incontri
psicanalitici".
"Mi muovevo senza taccuino e registratore - ribadisce
Laudadio - e questo disponeva bene gli intervistati, li metteva
a loro agio. Una sola eccezione quando intervistai Federico
Fellini in un ristorante. Mi disse due o tre cose che non potevo
non fissare per iscritto e allora usai un tovagliolo".
E poi ancora ricordi del "timidissimo Vittorio Gassman", di
Gian Maria Volonté "forse il più grande militante politico oltre
che attore" e, infine, tra le interviste impossibili quella a
Franco Solinas: " un'intervista, fatta a Fregene, con tanto di
pranzo da Mastino, più volte rimandata al giorno dopo nel segno:
'tu ancora non hai capito bene che voglio dire davvero'".
E il giornalismo oggi? "Non può funzionare se si pensa che i
giornali pagano dieci euro a pezzo. Ora poi si privilegia più
l'aspetto scandalistico, mentre una volta il giornalismo era
fatto soprattutto di incontri".
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