(di Mauretta Capuano)
Un rotolo di carta lungo 97 metri e
alto 4, che pesa 276 chili. E' la materia su cui fa rivivere la
Divina Commedia l'artista torinese Enrico Mazzone, 38 anni.
Un'impresa folle, un sogno che ha cominciato a diventare realtà
a fine 2016 a Rauma, in Finlandia, dove a Mazzone è stato
regalato l'enorme rotolo di carta e dove è stato ospitato in
diversi studi che gli hanno consentito di srotolarlo per
cominciare a comporre l'opera che include le tre cantiche
dantesche, Inferno, Paradiso e Purgatorio. Il lavoro è statp
realizzato a matita: 6.240 quelle utilizzate di cui Mazzone ha
conservato i moncherini "perché vorrei condividerli nel segno
della passione" dice all'ANSA.
"Tutta la Divina Commedia su un foglio di 97 metri per 4, che mi
è stato donato da U.P.M. Cartiera di Rauma, concentrando
l'attenzione su alcuni personaggi e paesaggi. Ho terminato
l'Inferno e il Purgatorio, adesso mi sto dedicando al Paradiso,
ci sono ancora 35 metri da fare e c'è la possibilità di
completare l'opera a Ravenna grazie all'interesse del gallerista
Marco Miccoli che si sta occupando di vari eventi per le
celebrazioni di Dante 2021" racconta l'artista, classe 1982,
laureato all'Accademia di Belle Arti di Torino in scenografia
teatrale. "Ma ho sempre avuto la passione per il disegno
iconografico e la mitologia" spiega Mazzone che in questi giorni
è in Italia ed è arrivato a Rauma con una borsa di studio per
una residenza d'artista. Prima era stato in Islanda e poi in
Groenlandia.
Non è, spiega l'artista, "una composizione iperrealista ma
figurativa. Ha un taglio rinascimentale, con la tecnica a
puntini ho creato i chiaroscuri. Realizzata in bianco e nero, a
matita, ricorda le incisioni. L'unica vera sfida è stato operare
su formati titanici dopo aver fatto schizzi e bozze su fogli A3.
Prima ho fatto le sagome e poi le ho puntinate. Non ho visto il
disegno completo dei 62 metri finora realizzati e anche per me
alla fine sarà una sorpresa la visione d'insieme. In orizzontale
si può intuire, in verticale non lo so". Ci sono cammei di
Beatrice, di Paolo e Francesca, di Virgilio, Penelope, del Conte
Ugolino e poi di Caronte, di Filippo Argenti, di Cerbero,
Plutone, Orfeo, Minosse. "Quali sono i personaggi accattivanti e
quelli che fanno da sfondo? Mi piacerebbe che la gente potesse
accorgersi della fisiognomica, di quegli sguardi che si
incrociano" sottolinea Mazzone che non è mai stato un "grande
fan, ma la Divina Commedia mi ha sempre entusiasmato".
L'ispirazione artistica in questo caso deve fare i conti con
i problemi logistici. "Il trasporto non è semplice: può avvenire
via terra e si potrebbe creare un evento nell'evento con il
trasferimento su un camion da Rauma a Ravenna. Oppure si può
trasportare via mare. Piano piano i tasselli si uniscono e si
stanno creando delle sinergie con il coinvolgimento
dell'Istituto Italiano di Cultura a Helsinki e delle autorità di
Ravenna. Uno degli spazi che potrebbe ospitarlo potrebbe essere
la Chiesa di Santa Maria dell'Angelo a Faenza che non viene
utilizzata per funzioni religiose" spiega l'artista che non ha
mai smesso di credere in questo progetto. E ora, dopo
l'istituzione del 'Dantedì' e le celebrazioni nel 2021 per i 700
anni della nascita del Sommo Poeta, l'operazione acquista ogni
giorno sempre maggiore attenzione.
"Piano piano il progetto prende spazio e in tanti fanno il
tifo per averlo. La società Dante Alighieri è molto incuriosita.
Vittorio Sgarbi è al corrente del progetto. Dormo sonni
tranquilli, ma questi anni non sono stati facili e sento la
responsabilità non solo di progettare ma di saper anche
presentare la commedia dantesca". Le incisioni di Gustave Doré
sono state un riferimento, ma Mazzone ha operato in modo
diverso, mettendo tutta la prospettiva sul piano orizzontale.
"Mi sono permesso qualche licenza poetica. Ho seguito due
binari. la sequenza delle varie cantiche, i gironi dell'Inferno,
Purgatorio e Paradiso e poi un unico piano orizzontale visivo.
Sono stato tenace, ma ho grandi dubbi e incertezze. Più volte ho
pensato 'non ne esco vivo', ma adesso il più è stato fatto e
sono ad un punto cruciale, lo devo finire" sottolinea. Ma alcune
certezze le ha: "Non lo vedo certo esposto in una parete unica,
piana, dove occuperebbe 100 metri ma al centro di una stanza,
come un ciclorama che avrebbe un raggio di 37 metri, una
struttura alla quale si possa girare intorno" dice.
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