SANDRO GOZI, GENERAZIONE ERASMUS AL POTERE (Università Bocconi Editore, pp. 182, Euro 16,00).
"49 Boulevard Voltaire non è l'indirizzo del Bataclan, che si trova al 50 dello stesso boulevard. E' dove ho passato uno dei tanti anni vissuti a Parigi. Dove ho vissuto liberamente, come giovane europeo, senza paura". Sandro Gozi inizia il suo 'Generazione Erasmus al potere' con un ricordo autobiografico che riesce a sintetizzare in poche parole la testimonianza umana e la passione politica per un'idea di Europa che di quel percorso di vita si alimenta e diventa atto propositivo per il futuro. Un intreccio, una storia che si fa grande, ma che rischia di non potersi ripetere per tutti se questa Europa non viene alimentata e difesa. Il ricordo dell'uomo e il messaggio del politico vanno a Valeria Solesin e a ciò che la morte della ragazza italiana rappresenta. Anche lei, scrive Gozi, 'giovane europea' senza frontiere e studentessa della Sorbona, come lui lo era stato vent'anni prima. Ma i suoi sogni non si sono realizzati fino in fondo, stroncati dalla violenza terroristica. Lei non potrà più essere quello che Gozi e gli altri - ancora una piccola nicchia - sono riusciti a diventare: la Generazione Erasmus al potere.
Quelli cresciuti viaggiando, passando da un'università europea all'altra senza problemi, quelli che ora sono classe dirigente grazie alla "più geniale intuizione avuta dall'Ue per costruire il proprio futuro". E qui, in questa parola, 'futuro', c'è la chiave che il sottosegretario alle Politiche Europee sceglie per raccontare senza sconti errori passati e presenti dell'Europa e indicare da dove ripartire per superare le sfide della sicurezza, del terrorismo, dell'immigrazione, di una crisi economica "aggravata da quel che l'Unione europea non ha fatto". Perché l'idea di Europa non muoia e riesca a fare, di nuovo, con la stessa passione dei padri fondatori, un balzo in avanti, un "cambio di passo", la ricetta di Gozi è chiara: superare quella "deriva tecnocratica sotto la dittatura dell'urgenza e alla mercé di egoismi e miopie nazionali". Come? Con il ritorno al primato della politica. E non di una qualsiasi. "Questa fase della storia europea potrà risolversi solo se la sinistra riformatrice riuscirà a tornare a essere protagonista". Ne va della salvaguardia della nostra storia, dei nostri valori.
Quindi del futuro. E attraverso le pagine di Gozi si snoda un'idea molto precisa di futuro. Ancora una volta, non uno qualsiasi. E dato che - per esempio - l'immigrazione è un tema dal quale l'Europa non può prescindere, l'autore ricorda a tutti che l'Unione "non può voltarsi dall'altra parte" e "se un grande spazio politico come l'Europa non si dà gli strumenti per governare e integrare i flussi migratori, inevitabilmente li subirà e ne sarà travolta".
Ancora, l'equilibrio tra diritti e sicurezza di fronte al terrorismo è un passaggio stretto, ma che l'Europa deve riuscire ad attraversare senza incertezze e deviazioni alimentate da "spacciatori d'odio e demagogia a buon mercato".
Di fronte a sfide di portata tale da mettere seriamente in discussione quell'Europa in cui la generazione Erasmus è cresciuta, ammonisce Gozi, non basta tenere in ordine la propria casa. La somma dei singoli non fa un tutto. Non necessariamente.
La "vera sfida della politica" è "uscire dai confini nazionali".
"Altrimenti - avverte - non avremo mai soluzioni capaci di durare, ma tapperemo solo le falle".
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