MODENA-CARPI-SASSUOLO - Il Festival Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo compie 16 anni e sempre più dimostra la propria importanza non come momento di incontro di dotti studiosi, ma come trasmissione di conoscenze e passioni, di strumenti per interrogarsi e capire il difficile mondo che ci circonda, come hanno sottolineato i sindaci delle tre città. Una ricerca universitaria ha, tra l'altro, dimostrato come una manifestazione così funzioni quale strumento di incremento economico per il territorio, moltiplicando per 3,5 l'investimento di base, che quest'anno è di poco più di 800 mila euro, di cui la metà circa per Modena e l'altra metà per Carpi e Sassuolo, tre comuni che hanno imparato a collaborare da anni, hanno accettare assieme la sfida facendo squadra, per usare termini legati al tema del Festival di quest'anno, l'agonismo.
In programma, il 16, 17 e 18 settembre oltre 200 appuntamenti illustrati da Michelina Borsari, direttore del Festival, di cui più di 50 lezioni magistrali che ne sono il punto di forza, quello che raccoglie nelle piazze migliaia di persone,tantissimi giovani, che vengono spesso da lontano e magari con le scuole, pronti a prendere appunti nonostante la difficoltà degli assunti. Il festival va dalle 34 mila presenze del 2001 alle oltre 206 mila del 2015. Remo Bodei, presidente del comitato scientifico, illustra l'argomento ricordando come Emanuele Severino abbia capovolto il detto di Eraclito ''Polemos è il padre di tutte le cose'', osservando che è la ''cosa'', concepita dal pensiero greco classico come oscillante tra essere e nulla, ad essere madre di tutte le contraddizioni e di tutti i conflitti. ''Ogni anni dobbiamo identificare quei 4/5 fili rossi legati al tema per mapparne il terreno e dissodarlo per farvi nascere i problemi'', spiega la Borsari. Ecco quindi quello astrofisico in cui il pòlemos si traduce nelle collisioni cosmiche, come la fusione di due buchi neri che lascia come tracce le onde gravitazionali verificate proprio quest'anno: a parlarne saranno Paola Puppo e Fulvio Ricci dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Quello biologico legato alla lotta per la vita con Telmo Pievani a insistere sul carattere casuale e contingente della selezione, poi ci saranno Enrico Alleva e Vittorio Gallese, uno degli scopritori dei neuroni a specchio. Ecco quindi l'agone politico e Roberto Esposito che analizzerà le conseguenze del conflitto sulla crisi di identità dell'Europa, e poi Roberta De Monticelli e altri. Lo stesso Bodei sottolineerà i conflitti che oppongono il sé a se stesso per superare i propri limiti morali e intellettuali e Massimo Cacciari indagherà la filosofia costitutivamente dialettica, che argomenta nel più rischioso dei rapporti, quello dialogico. E naturalmente ognuno di questi filoni troverà autori che li svilupperanno diversamente affrontando la concorrenza nella società e nelle finanze d'oggi Baumann, Zamagni, Rampini, Marzano...), la Polis e il conflitto democratico (Zagrebelsky, Benasayag, Rodotà, Galli....), la gara e l'emulazione tra antropologia, sociologia, sport (Cantarella, Sloterdijk, Natoli, Bianchi, Rovatti, Gumbrecht...), sentimenti e passioni agoniche, dal vissuto del fallimento alla vittoria o la gelosia (Galimberti, Recalcati, Augè, Vegetti Finzi...). Tutti fili rossi sui quali cionvergono anche gli altri 150 appuntamenti artistici, con al centro la lotta delle avanguardie col passato, ricostruendo, grazie alle cronache d'epoca, la serata futurista del 2 giugno 1913 proprio a Modena, in cui Marinetti presentò lo scoppiatore, primo degli intonarumori di Luigi Russolo, molti dei quali sono stati ricostruiti da Pietro Verardo e, oltre ad essere esposti, saranno utilizzati in una serata concerto. Molte sono poi le mostre fotografiche a tema, come ''Immagini del peccato dal Medioevo al Rinascimento'' sulla figura del diavolo tentatore, o ''I migliori album della nostra vita'' delle figurine sportive Panini.
A tutto questo si aggiunge quello che Tullio Gregory, curatore dei menù filosofici nei ristoranti cittadini, chiama Il regno di Gaster in cui si è svolta la storica contesa tra arrosti e bolliti, i primi fatti da servitori per i nobili, i secondi lasciati sul camino dal popolo andando a lavorare.
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